Le valute digitali delle banche centrali minacciano la supremazia del dollaro USA? Secondo l'analisi di JPMorgan gli USA rischiano in geopolitica.
Possiamo dirlo, questo 2020 per il settore degli asset digitali è l’anno delle valute digitali delle banche centrali (CBDC). Diffusamente se ne parla da alcuni anni, ma da mesi se ne parla concretamente al livello più alto del Federal Reserve System, e vi è stata addirittura una proposta di istituire il dollaro digitale per calmierare gli effetti economici della pandemia negli USA.
Insomma è l’istituzionalizzazione delle pseudo criptovalute, ma era solo questione di tempo prima che se ne parlasse, ed è solo questione di tempo prima che siano realtà: la Cina ci lavora dal 2014, dicono.
E secondo JPMorgan, che ha studiato l’impatto delle valute digitali delle banche centrali sul dollaro USA, le CBDC potrebbero essere una grave minaccia alla supremazia del dollaro USA. Addirittura potrebbero minare il potere geopolitico degli Stati Uniti d’America, afferma questa analisi di JPMorgan elaborata da Josh Younger e Michael Feroli, come riporta The Block.
Secondo lo studio l’USD potrebbe perdere il suo ruolo di riserva di valore. Non ci sarebbe, infatti, una nazione al mondo che avrebbe maggiormente da perderci dall’introduzione delle CBDC se non gli USA.
Il dollaro USA perderebbe non solo il suo ruolo di riserva monetaria, ma anche di mezzo di scambio nel commercio internazionale di materie prime, beni e servizi.
In buona sostanza è tutta una questione di geopolitica ed è per questo che la Cina, sfruttando una certa posizione di vantaggio su determinate tecnologie prova ora a fare il salto di qualità prima degli USA.
Con la costituzione della Nuova Via della Seta, e cioè di un canale commerciale rinforzato con l’Europa, e l’istituzione di un renmimbi digitale dai costi di transazione più bassi, molti attori economici potrebbero ritenere quest’ultima valuta più conveniente da utilizzare.
Il Segretario al Tesoro Mnuchin ha chiaramente detto che nell’orizzonte dei prossimi 5 anni (perché vede Trump con un secondo mandato già in tasca), il dollaro digitale non è contemplato affatto.
L’analisi della banca statunitense potrebbe indurre l’amministrazione Trump a fare una ulteriore riflessione sull’argomento?
Va tenuto dentro questo discorso la guerra commerciale USA-Cina e il più ampio scontro sul piano politico tra le due potenze, che la pandemia ha acuito e acuirà nei prossimi mesi e oltre.
Una lotta e una corsa alle nuove tecnologie USA-Cina, simile a quella USA-URSS, potrebbe accentuarsi nei prossimi anni e decenni, e dal momento che la digitalizzazione è una delle chiavi del presente e del futuro delle società, pensare di istituire valute a corso legale digitali non è fantasia.
JPMorgan consiglia al governo degli USA di istituire il dollaro digitale, perché i fondi spesi per creare una infrastruttura informatica capace di gestire il digital USD sono inferiori alla perdita di supremazia nell’economia globale che la super potenza sta rischiando.
E JPMorgan lo mette nero su bianco:
“Per i paesi ad alto reddito e in particolare gli Stati Uniti, la valuta digitale è un esercizio di gestione del rischio geopolitico”.
Come dire, va istituito perché è l’evoluzione nel prossimo futuro dei mezzi di pagamento: dal baratto, alle conchiglie, alle monete d’oro, alla carta moneta, alle monete digitali.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.