Le Scorte di petrolio in USA sono in forte calo. e il prezzo del WTI si impenna. MA i mercati restano in attesa del G20 di Osaka e della riunione OPEC della prossima settimana.
Secondo gli ultimi dati forniti dalla EIA, la U.S. Energy Information Administration, che fornisce statistiche indipendenti sul settore dell’energia negli USA, le scorte di petrolio USA nell’ultima settimana di riferimento che si è chiusa il 21 luglio, si sono ridotte sensibilmente.
Le scorte di petrolio USA sono diminuite di 12,8 milioni di barili a 469,6 MBG, rispetto ai 482,4 MBG della settimana precedente. Le stime, invece, prevedevano una diminuzione di appena 2,54 milioni di barili di greggio. La peggior diminuzione da settembre 2016 ad oggi.
Anche per quanto riguarda lo stock di distillati, si registra una flessione di 2,4 milioni di barili a 125,4 MBG, da 127,8 MBG della settimana precedente.
Passando alle scorte di benzine, sono scese di un milione di barili a 232,2 MBG, rispetto ai 233,2 MGB della rilevazione precedente fatta dalla EIA.
I dati forniti dalla EIA non riguardano le riserve strategiche di petrolio statunitense, che restano invariate a 644,8 MBG.
La notizia ha subito allarmato i mercati e il prezzo del WTI è salito fino a 59,08 USD, ma il prezzo del WTI è in decisa crescita già dal 12 giugno per l’acuirsi della crisi nel Golfo Persico tra Iran e Stati Uniti d’America. Anche il Brent aumenta del 2,16% a 65,67 USD (+1,39 dollari USA).
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Nonostante i dati inattesi sulle scorte di petrolio negli USA, i mercati sono in attesa del G20 e delle prossime riunioni dell’OPEC previste per l’1 e il 2 luglio prossimi a Vienna (Austria).
Durante il G20 previsto in Giappone ad Osaka questo fine settimana (venerdì 28 e sabato 29 giugno), Donald Trump e Xi Jinping si incontreranno per riavviare o chiudere definitivamente il dialogo sul commercio tra i due paesi, che ha dato vita a una guerra commerciale che sta destabilizzando le economie mondiali. Secondo Trump il dialogo è ancora possibile, ma è già pronto un piano B in caso di non accordo.
Una situazione che fa tremare i polsi degli investitori.
L’OPEC dal canto suo, avrà un arduo compito durante la due giorni di incontri, estesa anche ai Paesi non OPEC ma produttori di petrolio non appartenenti all’OPEC appunto (il cosiddetto OPEC+). La crisi in Iran e la non facile situazione in Venezuela, mettono a dura prova il dialogo all’interno dell’OPEC. Il Venezuela e l’Iran sono due membri fondatori dell’OPEC e per questo la situazione diventa ancora più delicata da gestire.
Secondo il ministro dell’energia del Kazakhstan Kanat Bozumbayev, che sarà presente alla due giorni di riunioni, non sarà semplice estendere i tagli alla produzione che sono stati implementati a gennaio 2019, pari a 1,2 milioni di barili in meno al giorno: i tagli scadono proprio a luglio.
Non è certo, infatti, se Iran e Venezuela vorranno approvare il rinnovo al taglio alla produzione di barili di greggio, date le loro condizioni geopolitiche interne ed esterne, e le sanzioni USA che gravano su entrambe i Paesi.
Il Kazakhstan si dice favorevole al taglio alla produzione di barili di greggio, e pensa che il prezzo del barile (Brent) resterà tra i 60 e 70 USD se la produzione resterà quella attuale.
L’OPEC ha un suo basket price giornaliero che include il prezzo del petrolio di tutti i Paesi appartenenti all’organizzazione internazionale.
Il prezzo del basket price OPEC viene emesso giornalmente e il dato riportato si riferisce alla rilevazione del giorno precedente.
Il prezzo del petrolio dell’OPEC basket del 26 giugno è di 65,60 USD, in aumento rispetto alla precedente rilevazione del 25 giugno (64,79 USD).
I dati sulle scorte di Petrolio USA sono sul sito ufficiale dell’EIA: www.eia.gov.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.