La Turchia spaventa ancora i mercati e c’è da giurarci che i prossimi mesi faranno ancora soffrire. I mercati sono debolmente tranquilli e in Italia lo spread tra Btp-Bund è calato lievemente rispetto ai massimi degli ultimi giorni. Nel frattempo arrivano i dati sul Pil dell’Eurozona e sulla produzione industriale nell’area euro.
I dati sembrano essere tra loro in contrasto, ma fanno riferimento a periodi temporali differenti. Vediamoli nel dettaglio.
I dati flash dell’Eurostat appena pubblicati dicono che il Pil della zona euro nel secondo trimestre 2018, che comprende anche la Ue-28, è cresciuto dello 0,4% rispetto al precedente trimestre. Un incremento identico a quello che si è registrato nel primo trimestre (+0,4%) sia nella Ue-19 che nella Ue-28 (comprendendo ancora il Regno Unito in fase di “Brexit”).
I dati forniti da Eurostat ci dicono che il Pil in Italia è in crescita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente – sotto la media europea – e dell’1,1% su base annua.
Il Pil dell’euro zona e della Ue, su base annua, resta comunque in territorio positivo al +2,2%.
In calo, invece, la produzione industriale nella Ue-19. Il calo riguarda il mese di giugno, pari ad un -0,7%. Il calo non riguarda solo l’Eurozona ma anche la Ue-28 (comprende i paesi dell’Unione Europea dove non è ancora adottato l’euro come moneta unica) pari ad un meno 0,4%.
Ricordiamo che a maggio era aumentata dell’1,4% nella Ue-19 e dell’1,3% nella Ue-28.
L’Italia è in contro tendenza rispetto alla media europea, infatti, a giugno si registra un aumento dello 0,5% di produzione industriale, seppure in frenata rispetto al +0,8% del mese di maggio.
A pesare sui dati generali i cali registrati in Irlanda con un pesante -8,9%, Olanda (-1,3%), Ungheria (-1,2%).
Gli incrementi si sono registrati invece in Croazia con un +4,5% e nella sorprendente Romania con un +17%, quindi la Repubblica Ceca e la Finlandia con un +1,5% ciascuna.
A far calare la produzione industriale nella zona euro i beni di investimento, i quali registrano un -2,9%, seguono i beni non durevoli con un -0,6%, i beni intermedi -0,5%, i beni durevoli -0,4%.
Solo la produzione di energia è aumentata dello 0,5%. In questo caso bisogna ricordare che i dati si riferiscono all’inizio dell’estate e che questa, in Europa, è stata una delle estati più calde che si ricordano. La Spagna ha quasi toccato i 50 gradi e Londra non è mai stata così calda. Quindi c’è da aspettarsi un incremento nei consumi di energia anche per luglio ed agosto a causa dell’uso dei condizionatori.
I piccoli paesi europei dell’est crescono a ritmi incalzanti. La Romania a +17% è il segno chiaro di dove sta veramente crescendo il futuro dell’Europa.
Della “vecchia Europa” la Germania resta la locomotiva inarrestabile, il Pil segna un +0,5% nel secondo trimestre, mentre su base annua è in aumento al +2,1% tendenziale. Dati forniti dall’ufficio federale di Statistica tedesco Destatis.
Dati che sono, tra l’altro, leggermente superiori delle aspettative confermando l’ottimo stato di salute dell’economia tedesca.
I dati generali presentati hanno molte criticità, ma in generale sono positivi per l’Europa. Oltre le frontiere del nostro continente due minacce attentano alla ripresa economica degli ultimi anni: la politica dei dazi imposta a gran parte del mondo dagli Stati Uniti d’America; la crescente crisi della vicina Turchia.
Ancora presto per vedere le ripercussioni di medio e lungo periodo di questi due fattori negativi, ma a fine anno potremo già avere qualche dato più certo sulla situazione.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.