L’OPEC ha ancora assi nella manica per risolvere la crisi dei prezzi che colpisce il settore petrolifero. Lo afferma il Ministro Saudita per l’Energia.
Mentre il prezzo del petrolio viaggia sui livelli osservati a fine dicembre 2018, inizio gennaio 2019, l’OPEC studia il da farsi per evitare che prezzi così bassi mettano in crisi completa l’industria petrolifera.
Su tutti, in vista della riunione OPEC del 5 e 6 marzo a Vienna, parla il ministro dell’energia dell’Arabia Saudita il principe Abdulaziz bin Salman, il quale rassicura che non ci sono tensioni e divergenze nell’organizzazione dei grandi produttori di petrolio e che si lavora alla ricerca di opzioni che possano ribilanciare il mercato del petrolio greggio.
“Stiamo comunicando gli uni con gli altri, stiamo usando ogni opportunità per comunicare tra noi”, ha detto il ministro parlando alla conferenza ICCUS a Riyadh, come riporta la Cnbc.
“Non abbiamo esaurito le idee e non abbiamo perso i nostri telefoni, ci sono sempre ottime vie di comunicazione, anche attraverso le teleconferenze: la tecnologia ci aiuta”.
Quale potrebbe essere la prima e più immediata soluzione al crollo del prezzo del petrolio? Sicuramente un ulteriore taglio della produzione farebbe risalire un po’ i prezzi, ma va ricordato che l’OPEC aveva già maturato l’idea di un maggiore taglio passando da 500 mila a 800 mila barili di greggio in meno. Addirittura si ipotizzava in seno all’OPEC+ (allargato ai paesi produttori non membri OPEC, come la Russia), di tagliare la produzione di 1 milione di barili al giorno.
Ma il coronavirus ha sicuramente complicato le cose, con la Cina grande importatore che ha ridotto la sua produzione industriale e che ha quindi meno bisogno di petrolio per “alimentare” le sue industrie.
Va anche ricordato che l’OPEC ha già ridotto la sua produzione di 1,7 milioni di barili al giorno nel tentativo di stabilizzare i prezzi a livello globale.
La Russia, attraverso il suo ministro dell’Energia Alexander Novak, si è dimostrata indecisa sul taglio ulteriore della produzione di petrolio.
La discussione all’interno dell’OPEC+ continua quindi, forse non con toni accesissimi, ma è certo che non c’è accordo unanime su come procedere.
Il ministro saudita resta però confidente e sicuro che si troverà un accordo all’interno dell’OPEC+.
Ieri il petrolio era crollato a causa dell’instabilità e della paura generata dalla diffusione del nuovo coronavirus (Covid-19). Oggi va lievemente meglio, con il prezzo del crude oil in lieve risalita del +0,2% (51,53 USD). Mentre il prezzo del brent mostra nuovi segnali negativi dopo una fase di ripresa (-0,41%) a quota 55,73 USD.
Per quanto riguarda il basket OPEC, il prezzo riferito al 24 febbraio segna 56,11 USD, in diminuzione rispetto alla rilevazione di venerdì scorso (58,17 USD). Ricordiamo che il basket OPEC comprende i prezzi del greggio dei vari paesi membri ed è fornito una volta al giorno con riferimento al prezzo del giorno precedente.
Solo colpa del nuovo coronavirus se il prezzo del petrolio cala? Naturalmente eventi emergenziali come questo causano una riduzione nella domanda di petrolio, ma nel mondo si consuma meno petrolio solo a causa degli shock economici?
O forse c’è dell’altro che chi investe in questo settore dovrebbe tenere in considerazione?
Da poco più di un anno a questa parte si parla molto di investimenti nella decarbonizzazione. Un termine, quest’ultimo, che potrebbe trarre in inganno alcuni che investono nel settore petrolifero. In effetti sarebbe più corretto parlare di defossilizzazione del pianeta. Scritto così diventa più chiaro tutto, è questa la direzione e lo ha scritto il CEO del fondo BlackRock, sarebbe il caso di fare una riflessione, perché probabilmente di tagli di produzione ne sentiremo parlare anche nei prossimi anni.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.