Mario Draghi parla a Francoforte di crescita nell’Eurozona: ammette che i rischi “rimangono orientati al ribasso”. Pubblicato il report del Centro studi Confindustria sull'Italia.
Il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi parla di crescita economica nell’Eurozona durante la conferenza “The ECB and its Watchers XX” presso l’Istituto per la stabilità monetaria e finanziaria dell’Università di Francoforte.
Draghi prevede che la crescita nell’Eurozona torni gradualmente a un ritmo prossimo al suo potenziale, ma ammette che i rischi “rimangono orientati al ribasso”.
Non cambia quindi la linea della BCE, la strategia applicata negli ultimi anni alla “politica monetaria rimarrà accomodante e risponderà a qualsiasi cambiamento nelle prospettive d’inflazione”. Queste le parole di Draghi durante la conferenza a Francoforte.
Draghi afferma che la BCE nota “un peggioramento più persistente della domanda estera. Ma una ‘fase debole’ non anticipa necessariamente una grave caduta”. Per il presidente dell’Eurotower è più importante se reggerà la domanda interna: “al momento i dati suggeriscono che la domanda estera non ha ancora significativamente contagiato quella interna, ma i rischi sono saliti e l’incertezza resta elevata”.
Rispondendo indirettamente ha chi crede che la BCE non abbia altri strumenti per reggere a un potenziale peggioramento della situazione economica, afferma che: “Non siamo a corto di strumenti per adempiere al nostro mandato”.
Va ricordato, infatti, che la BCE ha i tassi di interesse fermi ai minimi storici e con il quantitative easing e il nuovo TLTRO-III si trova in una fase di espansione del bilancio da record.
“L’impegno a realizzare il nostro obiettivo implica anche un’attenzione ai rischi futuri e una prontezza nel rispondervi, se le prospettive di medio termine dovessero continuare a peggiorare significativamente.” Così Mario Draghi durante la conferenza a Francoforte “The ECB and its Watchers XX”.
Il presidente di Banca d’Italia Ignazio Visco, parlando alla dodicesima conferenza Maeci-Banca d’Italia ha affermato:
“Sono urgenti interventi volti a contrastare più efficacemente il rallentamento economico e l’aumento della povertà. Per creare opportunità di lavoro stabili tuttavia non basta un semplice sollievo congiunturale. Le misure tradizionali di tipo redistributivo devono affiancarsi alle riforme strutturali da anni al centro del dibattito.”
Queste le parole di Visco parlando della situazione italiana e che ha anche aggiunto:
All’Italia bisogna “assicurare la stabilità finanziaria, avendo una strategia chiara e credibile per la riduzione, nel medio termine, del peso del debito pubblico sulla nostra economia”.
Il Centro studi di Confindustria pubblica le sue previsioni sul Pil italiano nel 2019 e lo azzera rispetto alle stime del +0,9% emanate a ottobre 2018.
L’Italia quindi è ferma secondo Confindustria anche a causa dei seguenti fattori:
Si riducono anche gli investimenti privati che scendono del 2,5% (costruzioni escluse) dopo quattro anni di risalita.
Fermi secondo il centro studi anche i contratti dei lavoratori dipendenti nel 2018, infatti, anche se è vero che “c’è un calo del lavoro a termine” esso “non è ancora compensato dai contratti a tempo determinato”.
Nei primi sei mesi del 2018 l’occupazione è cresciuta di 198 mila unità, mentre nel secondo semestre è calata di 84 mila unità.
L’occupazione nel 2019 è prevista stabile e per ora si stima un incremento risibile del +0,1%, mentre nel 2020 potrebbe essere dello 0,4% in più.
Confindustria prevede una domanda interna ferma nel 2019 (ciò che Mario Draghi teme nell’Eurozona) e avverte che la recessione potrà essere evitata a patto che ci sia una espansione nella domanda estera, che però il presidente della BCE prevede in contrazione nell’UE.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.