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La crisi della Lira turca non ha fine!

Da:
Armando Madeo
Pubblicato: Aug 13, 2018, 14:29 GMT+00:00

La Turchia sta affrontando una serie di vecchi problemi che si aggiungono alle nuove sfide odierne; la lira sta crollando sempre di più a quota 7 sul dollaro americano

Erdogan Lira Turca

Non si arresta la caduta della lira turca. La valuta è schizzata di nuovo al ribasso, sfondando anche quota 7 al cambio con il dollaro e riducendo soltanto parzialmente le perdite in mattinata.  Nel pomeriggio la moneta si attesta a 6,98 sulla divisa Usa. Da giovedì mattina la lira ha perso oltre un quarto del proprio valore, più del 40% se si guarda soltanto all’ultimo mese. Tensioni su cui è intervenuto il presidente Erdogan, da un lato assicurando che “i fondamentali della nostra economia sono molto forti” e per quanto riguarda la crisi della lira turca “faremo il possibile per risolvere la questione”, dall’altro puntando il dito contro gli Stati Uniti.  “Siamo assieme nella Nato e poi cercate di accoltellare il vostro partner strategico alle spalle. Può una cosa del genere essere accettata?”, ha detto Erdogan.

Nonostante la ripresa dovuta ad una Wall Street tonica quest’oggi, i principali listini europei hanno aperto in rosso la seduta odierna, mentre quelli asiatici hanno chiuso quasi tutti in negativo. Questo è dovuto principalmente all’esposizione degli istituti bancari nei confronti del debito turco

esposizione delle banche sul debito turco

Se l’Italia risulta danneggiata non tanto a causa della sua esposizione, ma dal fatto che il FTSE MIB è composto principalmente da istituti bancari, gli indici a subire le maggiori conseguenze sono quello portoghese e quello spagnolo.

Anche se l’attenzione di questi giorni è su quanto si muove la valuta, la situazione turca si estende ben oltre il mercato dei cambi. Le valute sbalzano abbastanza spesso, specialmente nelle economie emergenti, e non solo durante la discesa. Tali mosse violente non sono spesso né il motore della turbolenza sottostante né il risultato finale. Si ritiene che sia un indicatore altamente visibile e che possa contenere anche importanti segnali dell’economia domestica.

Stimolando costantemente la sua economia attraverso il credito e, più recentemente, il debito fuori bilancio, la Turchia ha accumulato deficit gemelli – cioè gli squilibri nel bilancio pubblico e nel conto corrente della bilancia dei pagamenti. Finanziati da prestiti esterni e afflussi di capitale, questi hanno contribuito a stimolare gli investimenti e la crescita. Ma il reddito incrementale generato è stato insufficiente a frenare l’onere del debito.

Sebbene le esigenze di finanziamento rimangano considerevoli, la Turchia sta affrontando un momento di politica estera più difficile. Questo non cambierà nell’immediato e di conseguenza, gli afflussi sono diventati meno abbondanti e più costosi.

Quando si parla di liquidità globale, il mondo si trova nel bel mezzo di una transizione da un lungo periodo di condizioni finanziarie sfavorevoli, pianificato dalle banche centrali. Alcune delle grandi iniezioni mensili di liquidità derivanti dai programmi di acquisto di attività delle banche centrali si sono fermate (come nel caso della Federal Reserve) o si stanno riducendo (Banca centrale europea). Il lato corto della curva dei rendimenti negli Stati Uniti è aumentato mentre la Fed ha aumentato i tassi più volte, un percorso politico che è improbabile che abbandoni in tempi brevi con il continuo aumento dell’inflazione. E con la politica, la crescita e il differenziale dei tassi che favoriscono gli Stati Uniti, la probabilità di un ulteriore rafforzamento generale del dollaro è considerevole.

Ciò ha influito sulle classi di attività tecnicamente più fragili, in particolare sui mercati emergenti, che hanno registrato ingenti deflussi di capitali. Le obbligazioni denominate in valuta locale e straniera e, quindi, le valute e gli spread di rischio sono stati messi sotto pressione.

Questo ambiente esterno meno accomodante è stato amplificato per la Turchia dalla sua diatriba politica con gli Stati Uniti. Si è parlato di un raddoppio delle tariffe che gli Stati Uniti applicano alle importazioni di metalli dalla Turchia. Raggiungere alcune risoluzioni politiche è diventato un passo importante a breve termine per ridurre alcune delle pressioni sul mercato valutario turco.

Sull'Autore

Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.

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