Kik Messenger, la US SEC cita la società IT in giudizio per la ICO del 2017. Ted Livingston risponde che combatterà per il bene delle criptovalute.
La U.S. SEC (Securities and Exchange Commission), ha citato in giudizio Kik Messenger per la sua ICO del 2017. Kik è molto popolare negli Stati Uniti d’America, dove ha un bacino di utenza principalmente di teenager.
Secondo la SEC, la initial coin offering attraverso la quale la società ha raccolto 100 milioni di USD era da considerarsi un security token da registrare presso la SEC.
In quasi 50 pagine di denuncia, la SEC spiega le motivazioni per cui KIK Interactive Inc. è stata citata in giudizio a causa del suo Kin token.
Secondo l’Autorità americana, Kik avrebbe dovuto registrare la sua ICO presso la SEC, non solo, l’accusa è anche più grave perché gli investitori non avrebbero ricevuto le adeguate informazioni circa la raccolta fondi. Questa l’accusa rivolta all’azienda IT.
La legge che negli USA regolamenta l’offerta e la vendita di valori finanziari risale al 1933 (Securities Act of 1933), ed è stata modificata il 24 maggio 2018.
La legge prevede che chiunque voglia offrire e vendere valori finanziari come forma di investimento pubblico, deve fornire informazioni sufficienti ed accurate che consentano all’investitore di prendere decisioni informate prima dell’investimento.
Un po’ come avviene in Italia, gli investitori devono essere informati adeguatamente prima di fargli sottoscrivere un qualsiasi forma di investimento.
La denuncia accusa Kik di non aver presentato all’Autorità competente la richiesta di istituire tale offerta iniziale di token, perché in quella sede avrebbe potuto ottenere o meno l’esenzione dall’applicazione del Securities Act of 1933. Inoltre, non avrebbe potuto condurre la sua ICO fino all’approvazione da parte della SEC.
Coindesk.com riporta le analisi di alcuni esperti, secondo i quali sarà difficile per Kik Inc. riuscire a vincere la battaglia legale contro la SEC, perché la denuncia presentata è stata ben preparata e l’accusa regge.
L’accusa reggerebbe perché in questo caso si tratterebbe di una violazione puramente regolamentare, prevista dalle normative esistenti: Kik avrebbe dovuto richiedere la registrazione della sua token sale ma non lo ha fatto.
Non è la prima volta che la US SEC denuncia una ICO, lo ha fatto anche contro la Ethereum Foundation a maggio del 2018. Ma tante altre ICO sono state denunciate dalla SEC per non aver rispettato le leggi federali.
La SEC è vista un po’ come il cattivo che non ama le ICO, nei fatti il contrasto si genera perché ambo le parti restano sulle proprie posizioni: il vuoto normativo e la poca predisposizione delle startup a mettersi a norma.
Da un lato il Regolatore con i suoi tempi burocratici e l’incapacità di comprendere fino in fondo un mondo in rapido mutamento; dall’altra la mancanza di competenze legali e/o l’impossibilità finanziaria delle nascenti società dell’industria blockchain o prese di posizione ideologiche.
“Ci aspettavamo questo da molto tempo, e accogliamo con favore l’opportunità di poter combattere per il futuro delle criptovalute negli Stati Uniti. Speriamo che questo caso possa mettere in evidenza come la legge sulle securities non si possa applicare a monete usate da milioni di persone in dozzine di applicazioni” mobile.
La battaglia si giocherà sui cavilli legali e Kik Inc. come si può apprendere dal comunicato stampa, non la darà vinta ma combatterà fino all’ultimo per dimostrare che il suo token non è una securities, ma un token di utilità utilizzato nelle sue app da milioni di persone.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.