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Jerome Powell pensa dollaro digitale, stimolato da Facebook Libra e Cina

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Feb 13, 2020, 20:19 GMT+00:00

Jerome Powell governatore del Federal Reserve System pensa al dollaro digitale stimolato da Facebook Libra e dallo yuan digitale della Cina.

Jerome Powell

Non è fantascienza, gli stati Uniti d’America che incapaci di mettersi d’accordo tra istituzioni se accettare o meno i token crittografici, pensano ad un dollaro digitale il cui nome tecnico è central bank digital currencies (CBDC).

A pensare concretamente all’eventualità di un dollaro digitale è Jerome Powel e il Federal Reserve System, la Banca centrale degli Stati Uniti d’America. Per stessa ammissione del governatore Powell, Facebook Libra li ha fatti letteralmente accelerare sul processo di analisi di un dollaro digitale ben più di quanto avesse fatto la notizia dello yuan digitale cinese.

Powell ascoltato alla Camera

Il Comitato per i servizi finanziari della Camera dei rappresentati del parlamento degli Stati Uniti ha voluto ascoltare Jerome Powell sull’ipotesi di un dollaro digitale.

Premettendo che il Fed non ha alcuna intenzione di istituire una dollaro digitale perché sono tanti ancora i nodi da sciogliere, Powell ha risposto alle domande incredule postegli dai vari deputati del Comitato.

Però Powell ha confermato che “ci stanno lavorando molto, abbiamo molti progetti in corso”, una frase che lascia intendere che c’è qualche testa intelligente tra chi guida gli USA in questo momento storico, qualcuno che non ha precluso del tutto la strada all’innovazione apportata dagli asset crittografici.

La cosa avverrà molto in fretta

Powell ha ricordato ai presenti il momento in cui Facebook ha annunciato Libra, in quel momento come Fed hanno preso coscienza che stava avvenendo un cambiamento “abbastanza diffuso e sistematicamente importante” e, soprattutto, che stava avvenendo “rapidamente”.

La Banca centrale degli USA si è quindi data una mossa per capirci di più, per non restare arretrata e subire un avanzamento tecnologico che avrebbe messo il governo centrale in sudditanza tecnologica e non solo, rispetto ad una azienda privata.

Le differenze tra gli USA e la Cina

Al governatore Powell viene chiesto anche che differenze vi potrebbero essere, se ci sarebbero, tra il dollaro digitale e lo yuan digitale.

Powell fa notare che il modello di gestione del denaro digitale sarebbe completamente differente sotto il profilo della riservatezza, ad esempio. Negli USA i pagamenti non potrebbero essere basati su di un ledger dove si può conoscere tutto di tutti, “non sarebbe particolarmente attraente negli Stati Uniti, mentre non è un problema in Cina”, dove il governo centrale gestisce la vita di tutti i cinesi (vedasi le telecamere con riconoscimento facciale).

Il parere del Segretario al Tesoro

Il fedele delfino di Donald Trump, il segretario al Tesoro Steven Mnuchin si è detto non particolarmente interessato al dollaro digitale e già a dicembre aveva fatto sapere che non è esattamente la priorità del Paese.

“Il presidente Powel e io ne abbiamo discusso a lungo, ed entrambi concordiamo sul fatto che nel prossimo futuro, nei prossimi cinque anni, non ci sarà la necessità che la Fed emetta una valuta digitale”. Mnuchin aveva proferito queste parole alla stessa Commissione a fine 2019.

Da notare che i 5 anni coinciderebbero con un secondo mandato di Donald Trump (1 del primo + 4 del secondo), il quale mai si è mostrato entusiasta nei confronti delle criptovalute più in generale.

Gli USA accoglieranno mai le criptovalute?

Come è chiaro l’indipendenza del Federal Reserve System permette a Jerome Powell di fare le sue ricerche e di agire senza ostacoli nel valutare progetti.

Ma è chiaro che all’amministrazione Trump i crypto asset in generale non interessano, mentre una parte dell’attuale classe dirigente degli USA non è capace di comprendere la portata storica delle criptovalute.

In definitiva gli USA rimanderanno di altri 5 anni il dibattito serio e prima di allora neppure Facebook Libra vedrà mai la luce.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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