L’Italia è in stagnazione, la nostra economia è ferma, lo afferma l'Ufficio parlamentare di bilancio. Una timida ripresa nel 2020, clausole sull'Iva permettendo.
Il Pil dell’Italia crescerà quest’anno di appena lo 0,1% e nel 2020 del +0,7%, a scriverlo nero su bianco l’Ufficio parlamentare di bilancio che ridimensiona le stime di crescita del Pil italiano per quest’anno e per il 2020. Siamo quindi in una fase di stagnazione dell’economia, in cui seppure alcuni dati indicano che la disoccupazione cala, nei fatti l’economia non cresce.
L’Ufficio parlamentare di bilancio, avverte che l’aumento del Pil al +0,7% il prossimo anno, si verificherà a condizione che permangano le clausole di salvaguardi sull’Iva, in assenza di tali clausole la crescita reale del Pil nazionale per il 2020 si fermerebbe al +0,4%.
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L’Italia è un paese in cui i soldi ci sono, nonostante la stagnazione, e lo dicono tutte le indagini ufficiali condotte da Istat, Agenzia delle Entrate, Inps che di volta in volta trovano spazio sui media.
Questa volta è il Dipartimento di economia impresa e società dell’Università della Tuscia a confermare che vi è una economia sommersa, come dire, significativa.
Secondo lo studio l’economia sommersa, quella non dichiarata al fisco dalle persone fisiche, ammonta 119 miliardi di euro annui.
Lo studio ha esaminato i dati ufficiali delle ultime dichiarazioni dei redditi, quelle relative al 2017, e li ha messi a confronto con i consumi delle famiglie nello stesso periodo di riferimento.
A conti fatti, rileva la ricerca universitaria, il divario tra i redditi dichiarati dagli italiani e i consumi realmente effettuati è del +17,5%, ovvero le famiglie spendono più di quanto dichiarano di avere.
Per intenderci, questo sommerso non dichiarato, vale cinque volte i 23 miliardi di euro che servirebbero per scongiurare l’aumento dell’Iva quest’anno e nei prossimi anni a venire.
La costante criticità di un sistema dove la crescita è bassa e stenta a decollare, e il sommerso pesa come una zavorra per il futuro del paese, pone l’Italia, membro dell’Unione europea, in una condizione di perenne osservato speciale.
La neo presidente della Commissione Ue, la signora Von der Lyen, in una recente intervista rilasciata al consorzio Lena, ha affermato che monitorerà l’Italia molto da vicino.
Ecco, non è mai bello per un paese dover essere oggetto di questo tipo di attenzioni. Parole che hanno spinto l’ex ministro agli Affari europei, Paolo Savona, e attuale presidente della Consob, ad intervenire con un commento netto e polemico.
“Non dovrebbe dire che sta monitorando i nostri conti come se noi avessimo delegato il nostro potere. Siamo all’interno di un sistema che si deve preoccupare dello sviluppo del reddito e della protezione del benessere sociale. Io non mi faccio disturbare da queste affermazioni, capisco che sono affermazioni politiche perché la Von der Lyen deve dare una risposta a quelli che in Europa la pensano in quel modo, ovvero pensano che il problema dei conti pubblici italiani sia un problema europeo”. Savona lo ha detto ai microfoni di Radio24.
Il presidente della Consob ribalta invece la prospettiva e afferma che per l’Europa l’Italia è una opportunità su cui può contare, e lo afferma in riferimento alle importazioni e alle esportazioni di beni, in riferimento all’economia finanziaria e alla protezione del risparmio che sappiamo essere notevole in Italia.
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Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.