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Guerra dei dazi, Donald Trump valuta rinvio di altri 60 giorni

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Feb 14, 2019, 09:49 GMT+00:00

Guerra dei dazi commerciali tra USA e Cina, Donald Trump concede ulteriori 60 giorni di tempo alle delegazioni per trovare un accordo definitivo.

Guerra dei dazi

L’1 marzo scadono i tre mesi di tregua stabiliti tra Donald Trump e Xi Jinping, ma Trump valuta un rinvio di ulteriori 60 giorni per dare tempo alle delegazioni di continuare i negoziati. La notizia viene data da Bloomberg, che cita fonti vicine a chi si sta occupando delle trattative.

Ancora rinviata, quindi, la guerra dei dazi commerciali tra i due paesi che sta tenendo sotto pressione i mercati di tutto il mondo, con ripercussioni che ormai si sono fatte sentire un po’ ovunque.

Senza un ulteriore rinvio gli USA imporrebbero 200 miliardi di dazi commerciali alle merci in arrivo dalla Cina e questo farebbe automaticamente scattare contromisure da parte di Pechino sui prodotti importati dagli USA.

La volontà di arrivare a una intesa

Trump apre all’intesa con Pechino per scongiurare il prolungamento della guerra dei dazi dagli esiti non del tutto prevedibili sulle economie mondiali.

L’ulteriore concessione di 60 giorni potrebbe già avere un accordo firmato da entrambe le parti, infatti, oggi 14 febbraio 2019, la delegazione statunitense si trova a Pechino guidata dal segretario al Tesoro Steven Mnuchin e dal rappresentante per il Commercio Robert Lighthizer.

La delegazione sta incontrando il vicepremier cinese Liu He e la delegazione cinese incaricata di trovare un accordo sui dazi commerciali con gli USA.

Nessun incontro tra Trump e Xi Jinping in Vietnam

Smentite le voci di stampa che volevano un incontro tra Trum e Xi Jinping nella città di Da Nang in Vietnam tra il 27 e 28 febbraio, cioè poco prima della scadenza della tregua sui dazi commerciali.

La nuova indiscrezione, che prefigura una ulteriore tregua di 60 giorni, offre uno scenario nuovo. Trump e il suo omologo cinese preferiscono concedersi più tempo e probabilmente incontrarsi solo per la stretta di mano finale.

Andamento borse asiatiche del 14 febbraio 2019

La Borsa di Tokyo chiude a -0,02% con l’indice Nikkei in calo a 21.139,71 punti, mentre l’indice Topix guadagna lo +0,04% a 1.229,6 punti. Ciò nonostante i nuovi dati sul PIL giapponese annualizzato, il quale è salito all’1,4% nell’ultimo trimestre del 2018: il precedente trimestre aveva fatto registrare un netto -2,6%.

Le borse cinesi chiudono in positivo:

  • Shanghai a +0,11%;
  • Shenzhen positiva a +0,82%.

La Borsa di Hong Kong chiude in negativo dello 0,25%, invece la Borsa di Seoul è positiva al +1,11%. Chiude quasi in parità la Borsa di Taiwan: -0,02%.

Proseguendo, spostiamoci alla Borsa di Singapore che chiude a +0,12%, in territorio positivo anche la Borsa di Bangkok: +0,06%. La Borsa di Jakarta cede lo 0,11%, mentre la Borsa di Kuala Lumpur chiude sullo stesso valore del giorno precedente.

Per concludere, la Borsa di Mumbai chiude a -0,37% e la Borsa di Sidney a -0,01%.

Andamento Borsa di New York del 14 febbraio 2019

Vediamo qual è stato l’andamento della Borsa di New York in questo 14 febbraio 2019.

L’indice Dow Jones chiude la seduta in positivo dello 0,46%, a 25.543,27 punti base. In positivo anche l’indice S&P-500 dello 0,30%. Il Nasdaq 100 chiude quasi in parità a +0,02%.

Nell’indice Standard & Poor’s 500 brillano:

  • gli energetici (+1,29%);
  • i beni industriali (+0,63%);
  • i beni di consumo secondari: +0,62%.

Per quanto riguarda i titoli del Dow Jones, i migliori di giornata sono stati:

Home Depot: +1,54%;

3M: +1,49%;

Exxon Mobil: +1,09%;

IBM: +1,04%.

Come reagisce il FTSE MIB alla Borsa di Milano

Prima di concludere, vediamo come reagisce il FTSE MIB alla Borsa di Milano sull’indiscrezione che Trump vorrebbe prolungare di 60 giorni il tempo per i negoziati con la Cina.

L’indice FTSE MIB è in rosso: -0,27% a 19.936.76 punti.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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