JP Morgan plude la blockchain ma non le criptovalute
JP Morgan Chase è sempre stata scettica, se non ostica in ambito criptovalutario.
Si ricordano le dure parole di Jamie Dimon, portatore di un’idea antitetica rispetto al favore e all’entusiasmo raccoltasi intorno a Bitcoin e affini.
Stavolta è il turno di un’altra figura di spicco della banca newyorchese a prendere posizione in materia di fintech, Ron Karpovich.
Il n.1 delle soluzioni e-commerce di JP Morgan è convinto che non vi sarà un avvento totale a livello cripto per quanto riguardi il sistema dei pagamenti telematici. Karpovich sostiene che non ci sarà alcuna criptovaluta specifica che si fregerà di essere la soluzione finale in tema di transazioni finanziarie.
Intervenendo a Squawk Box di CNBC, Karpovich ribadisce come trasferimenti di denaro e pagamenti vari non diverranno esclusivo appannaggio delle criptovalute, ma la blockchain potrebbe diventare il punto di volta delle transazioni finanziarie in quanto tecnologia all’avanguardia e dall’efficienza elevata.
Come riportato dal network Toshi Times, Karpovich così si esprime sul punto: “Fondamentalmente penso che la tecnologia che troverete dietro le quinte sarà la blockchain. Non so se vi accorgerete di nulla come consumatori in quel dato spazio. Credo che continuerete a usare il sistema di pagamento che preferite, quello vostro, che sia un wallet, una carta o il vostro conto bancario”.
E ancora: “La blockchain potrebbe trasformare il settore dei pagamenti in quanto può consentire un modo più rapido ed economico di fare banca. A nostro parere si tratta di un’innovazione che consente di portare a termine transazioni in maniera più semplice e veloce: ogni CEO vorrebbe rendere le cose più semplici e veloci. Da questo punto di vista, direi che siamo più interessati al concetto di blockchain”.
Il concetto appare semplice: la blockchain si appresta a diventare la tecnologia del futuro, nonostante vanti una cittadinanza non indifferente nel presente, coadiuvando un processo di implementazione degli attuali metodi di pagamento che non avrà impatto nelle preferenze e nelle esigenze dei consumatori.
Sui costi impliciti, Karpovich così risponde: “C’è più collaborazione che competizione in quello spazio”. Quando arriva ai margini, anche in termini di capacità, il pagamento non è mai qualcosa che cresce in margine. Nessuno vuole pagare per un pagamento”.
Dai margini e dalle capacità si passa a commentare la recente posizione dell’amministratore delegato, Jamie Dimon.
Così, interpellato sulle cripto dopo il lancio (metaforico) di JPM Coin (la cripto annunciata da JP Morgan a febbraio 2019 e sostenuta dal dollaro, ndr), fornisce una risposta diplomatica: “Penso ci sia una differenza tra il trading di una criptovaluta che è in un mercato onnipresente e l’utilizzo di una tecnologia per migliorare l’infrastruttura dei pagamenti. Guardiamo alla tecnologia come a un mezzo per fare le cose più veloci ed economicamente convenienti”.
Dalle parole di Karpovich emerge un chiaro orientamento verso lo sfruttamento della blockchain, individuata da molti come uno strumento per l’ottimizzazione delle transazioni da cui non si potrà più prescindere.
È interessante notare, d’altra parte, come continui il discrimine verso il naturale prodotto della blockchain, vale a dire quelle valute digitali che nel bene e nel male hanno contribuito a innalzare l’attenzione sulla tecnologia sottostante innalzandola a un livello sempre più alto.
Merita menzione l’evoluzione di JPM Coin, una stablecoin che già dal momento dell’annuncio ha destato grande attenzione da parte del pubblico, anche in riferimento a orizzonte di parzialità concettuale in tema di criptovalute.
È pur vero che una stablecoin sostenuta dal dollaro e strettamente collegata a una banca d’investimento costituisca una divisa digitale molto diversa dalle cripto ordinarie, per loro natura indipendenti e slegate da enti, sistemi e regolamenti.
È innegabile che presto si assisterà a un nuovo capitolo criptovalutario, la saga JP Morgan – criptovalute non è ancora finita.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.