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Crediti deteriorati. -39% dal 2015 per le banche italiane

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Feb 3, 2019, 12:11 GMT+00:00

Migliora la situazione dei Crediti deteriorati posseduti dalle banche italiane negli ultimi anni. Ignazio Visco prevede un 2019 difficile per Italia, Conte "bellissimo".

Crediti deteriorati e tav

Il recente studio della EY (Ernst & Young), rivela che i crediti deteriorati delle banche italiane sono scesi del -39% dal 2015 al 2018, passando dai 341 miliardi ai 2019 miliardi dello scorso settembre.

Migliorano quindi le Non performing exposures (Npe) del sistema bancario del nostro Paese, come aveva già confermato uno studio della PwC (PricewaterhouseCoopers) pubblicato a dicembre 2018.

Al netto di singole criticità di gruppi bancari italiani come il Gruppo Carige, il sistema bancario italiano dimostra di essere sulla buona strada.

Crediti non performanti una priorità per le banche italiane

I crediti non performanti e gli Utp (Unlikely to pay), sono diventati una priorità per le banche italiane.

Solo di Utp, uno dei capitoli che con gli Npl (Non performing loan) formano gli Npe, le banche hanno 52 miliardi di euro di zavorra di cui liberarsi.

Merito anche dello schema Gacs

Sempre secondo lo studio, nel 2018 si è avuto un incremento del 40% rispetto al 2017 per numero di transazioni annunciate dello schema Gacs approvato per decreto a febbraio 2016.

Lo schema Gacs ha previsto, per le banche, lo smobilizzo dei crediti in sofferenza (NPL) e una loro conseguente cartolarizzazione strutturata acquistati da una società veicolo (SPV).

Crediti deteriorati ok, non l’economia italiana

Mentre i crediti deteriorati posseduti dalle banche si riducono, il presidente della Banca d’Italia Ignazio Visco dall’Assiom Forex 2019 avvisa che i “rallentamenti di natura congiunturale” internazionali “tendono da noi a trasformarsi in un ristagno o in un calo dell’attività produttiva”.

Il presidente di Bankitalia prevede per il 2019 “fattori di rischio rilevanti, di origine sia internazionale che interna”.

Il problema per Visco è lo scontro con la Commissione UE, che secondo lui è solo rimandato al 2020, quando bisognerà “definire numerosi aspetti e, specialmente, il futuro delle cosiddette clausole di salvaguardia” per estinguere l’aumento dell’IVA.

Per il 2020, come Paese, avremo bisogno di 23 miliardi di euro entrate, e, per il 2021, di 29 miliardi di euro di entrate, solo per coprire e scongiurare l’aumento: un bel debito per gli italiani.

Il presidente Visco lancia anche un messaggio all’UE, chiedendo di aprire una riflessione “su istituti e misure che mirino a rendere meno traumatica e meno costosa possibile l’uscita dal mercato” delle piccole banche. Quindi Visco chiede di rivedere il Bail In degli istituti di credito di minore taglia.

La risposta del governo giallo-verde a Visco

Alle parole del presidente della Banca d’Italia Visco, risponde indirettamente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante una intervista rilasciata a ‘Povera Patria’: “Ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire. L’Italia ha un programma di ripresa incredibile. C’è tanto entusiasmo e tanta fiducia da parte dei cittadini e c’è tanta determinazione da parte del governo”.

Parlando poi alla Prima Biennale della Cooperazione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, ha detto che “non c’è motivo di perdere la fiducia”. Tutti i mali dell’economia mondiale e quella italiana sarebbero da attribuire alla guerra sui dazi in corso tra gli USA e la Cina.

Secondo Conte, quando entreranno in vigore le misure della “manovra espansiva” varata dal governo giallo-verde, le cose per l’Italia non potranno che migliorare. Questa la visione del premier Conte che conclude: “Non siamo degli sprovveduti”…

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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