Pubblicati i dati sugli indici di manifattura e servizi della Cina, deludono le attese e indicano una fase dell'economia cinese non positiva. Le banche cinesi prestano di più e livellano i guadagni.
Deludono le attese gli indici cinesi, in particolare l’indice PMI manifatturiero di aprile elaborato da Caixin e Markit, si è attestato a 50,2 punti, sotto i 50,9 punti attesi e in peggioramento rispetto al rilevamento del mese precedente (50,8 punti).
Gli ordinativi calano e l’indice rileva che la componente è sotto i 50 punti.
Il Governo cinese ha pubblicato i dati ufficiali del PMI manifatturiero, e sono ben peggiori delle proiezioni fatte da Caixin e Markit, infatti, l’indice è a 50,1 punti in rallentamento. Nel mese di marzo il dato era a 50,5 punti.
L’indice dei servizi, invece, cala ma di poco, è sceso a 54,3 punti mentre il dato precedente era di 54,8 punti.
Secondo un editoriale di Bloomberg, sorprende e interroga il range tra il 4,1% e il 4,9% dei rendimenti pubblicati lunedì della scorsa settimana dalle quattro principali banche cinesi:
Il rendimento si riferisce ai maggiori prestiti erogati nel primo trimestre del 2019.
Il livellamento dei profitti, sarebbe dovuto al livello di accantonamento fondi imposto dal Governo di Pechino alle banche, per proteggersi dalle inadempienze dei clienti.
Le banche devono, infatti, accantonare tra il 120 e il 150 percento delle proprie riserve, un livello decisamente più alto rispetto alle banche degli altri paesi mondiali.
Le banche londinesi, per fare un paragone, hanno un tasso di copertura del 59%.
Se le banche cinesi prestano di più alle aziende private, è perché il governo le obbliga a farlo, perché in qualche modo bisogna stimolare la crescita della Cina che è in rallentamento. Più soldi alle aziende significa anche più occupazione, almeno potenzialmente.
All’opposto per le banche significa aumento dei prestiti rimasti insoluti, infatti, per le banche cinesi è meglio prestare alle aziende statali o ai consumatori, i quali sono più diligenti delle aziende private.
Le borse asiatiche hanno chiuso la seduta con andamenti misti e non eccezionali.
La Borsa di Shanghai chiude in rialzo dello 0,25%, mentre la Borsa di Shenzhen chiude in positivo appena dello 0,13%.
La Borsa di Hong Kong perde lo 0,59%, la Borsa di Taiwan, all’opposto, sale dello 0,26%.
Male la Borsa di Singapore che cede lo 0,40%. Non va meglio neppure la Borsa di Seoul che chiude a meno 0,57%.
Meglio le altre borse asiatiche. La Borsa di Jakarta guadagna un più 0,21%, invece la Borsa di Kuala Lumpur guadagna un più 0,20% e la Borsa di Bangkok è positiva dello 0,23%.
Di segno opposto la Borsa di Mumbay -0,45% ed anche la Borsa di Sydney in Australia chiude in rosso dello 0,48%.
La Borsa di Tokyo è chiusa per festività e resterà chiusa tutta la settimana perché l’imperatore Akihito ha abdicato a favore del figlio Naruhito.
Un evento storico per il Giappone, perché da 202 anni nessun imperatore cedeva il trono abdicando e perché è per certi versi la fine di un’epoca per la storia nipponica.
L’imperatore Akihito regnava da 30 anni, termina così l’epoca “Heisei” ed inizia quella “Reiwa” del figlio.
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Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.