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Borsa Italiana entra nel caso Brexit. Il London Stock Exchange Group potrebbe venderla?

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Fabio Carbone
Pubblicato: Mar 4, 2019, 11:06 GMT+00:00

Borsa Italiana spa, ora appartenente al London Stock exchange Group, potrebbe essere ceduta a nuovi offerenti in caso di Brexit. Quali i rischi per la Borsa di Milano in caso di 'no deal'?

Borsa Italiana

La società Borsa Italiana spa è la società che gestisce Piazza Affari, la sua proprietà appartiene al London Stock Exchange Group (Lseg). Con l’imminente fuoriuscita del Regno Unito dalla UE (ammesso che l’uscita ci sarà davvero), per la società che gestisce la Borsa di Milano si prospetta una fase di passaggio che Banca d’Italia, Consob ed il Tesoro stanno monitorando.

Ad aprire la riflessione sull’argomento ci ha pensato Il Sole 24 Ore con un articolo in cui si ipotizza lo scenario della vendita di Borsa Italiana spa da parte del London Stock Exchange Group. Sempre secondo il quotidiano economico, non mancherebbero i potenziali clienti tra cui: la francese Euronext e la Borsa di Francoforte.

Lseg venderà Borsa Italiana?

Il rapporto preliminare sull’andamento di Lseg nel 2018, riporta che Borsa Italiana ha aiutato le compagnie quotate a Piazza Affari ad aumentare di 2 miliardi il relativo valore di mercato. La capitalizzazione delle compagnie listate su Borsa Italiana, poi, ammonta a 542 miliardi di euro, che equivalgono a circa un terzo del Pil italiano fa notare il report del London Stock Exchange Group.

Non è tutto, Il Sole 24 ore riporta i dati forniti dallo studio di Mediobanca secondo il quale nei primi undici anni di gestione di Borsa Italiana, essa ha contribuito per il 56% ai ricavi di Lseg.

Alla luce di questo studio, sembra difficile che Lseg possa decidere di vendere Borsa Italiana. Le voci che si fanno sempre più insistenti non sono state commentate dal gruppo londinese, resta però il “nodo burocratico” legato alla Brexit.

Borsa Italiana spa e le complicazioni della Brexit

Se dovesse essere effettivamente ratificata l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (Brexit), si verrebbe a creare un problema di autorizzazioni degli intermediari abilitati ad operare presso la Borsa di Milano. Questi ultimi diverrebbero extracomunitari e di fatto dovrebbero presentare nuove richieste di autorizzazione a operare presso Piazza Affari. Se, in uno scenario ipotetico, ciò dovesse accadere, il rischio sarebbe la mancanza di liquidità monetaria con conseguente blocco dell’attività di scambio a Milano.

Il governo scongiurerà tale scenario approvando un decreto per il mutuo riconoscimento, che applicherà le disposizioni della Commissione europea, le quali prevedono un periodo di passaggio di un anno in caso di non accordo tra UK e UE.

Brexit non avrà effetti negativi su Borsa Italiana spa

La Consob ha pubblicato una ricerca in cui non vede alcun rischio per Borsa Italiana spa in caso di Brexit.

Gli assetti attuali potrebbero variare solo nel caso in cui l’Unione Europea dovesse pensare di concretizzare il vecchio progetto di una Borsa Europea. In tal caso la Borsa di Milano dovrebbe evitare di restarne esclusa e l’Italia potrebbe far valere su di essa l’interesse nazionale.

Il ministro Tria a Piazza Affari

Arrivato, in tanto, a Piazza Affari il ministro dell’Economia Giovanni Tria per un incontro già programmato da tempo.

Ad accoglierlo il presidente di Borsa Italiana spa Andrea Sironi e l’amministratore delegato Raffaele Jerusalmi.

Andamento FTSE MIB lunedì 4 marzo

Concludiamo l’articolo presentando l’andamento dell’indice FTSE MIB di lunedì 4 marzo.

Al momento della pubblicazione il FTSE MIB cede lo 0,20% dopo un avvio positivo che lo aveva portato sopra i 20.800 punti. L’ultimo rilevamento indica l’indice di Piazza Affari a 20.650,17 punti base.

Dato negativo nonostante Eurostat abbia reso noto che i prezzi alla produzione crescono a gennaio 2019 con una variazione positiva dello 0,4% contro lo 0,3% previsto.

Si attendono ora i dati sull’Indice ISM di febbraio 2019 e la spesa in costruzioni di dicembre 2018 negli USA.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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