Le crypto colano a picco; il Bitcoin perde oggi contro il dollaro americano il 7%, mentre ETH perde il 9,83%
Il crollo delle criptovalute in generale negli ultimi mesi ha mostrato grosse criticità e rinnovato il dualismo con i metalli preziosi; mentre all’inizio dell’anno il raffronto vedeva duramente sconfitti i metalli che erano alle prese con un immobilismo o addirittura un crollo tutt’ora quantificabile nei prezzi rispettivamente di oro ed argento, ora i metalli nel lungo periodo sembrerebbero essere non solo più sicuri, ma anche in vantaggio rispetto alle crypto.
Il dualismo è essenzialmente nato dalla forzatura di alcuni esperti nel voler etichettare le criptovalute come bene rifugio del nuovo millennio; in realtà le criptovalute hanno aumentato di valore proprio mentre il mercato azionario mondiale era in ripresa, così come l’oro è rimasto immobile sui suoi 1200 dollari per oncia mentre l’azionario americano segnava record su record.
Le principali criptovalute hanno perso l’80% in un anno. Il bitcoin è sceso in 52 settimane del 60%, passando da 19.891 dollari a 3.663 dollari; allo stesso modo Ethereum ha lasciato sul parterre il 77,06% passando da una quotazione di 1423 dollari ad un minimo di 102 dollari toccato proprio quest’oggi. L’oro invece è variato in un anno solo del 4% in ribasso dai 1300 dollari ai 1230 dollari odierni. Peggio ha fatto l’argento che ha perso quasi il 16% in un anno rovinando a quota 14 dollari per oncia.
Prendiamo però ad esempio il Palladio, che è l’eccezione nei metalli preziosi in quanto in un anno ha guadagnato il 12% portandosi da 815 ad oltre 1000 dollari per oncia; il palladio è la dimostrazione che nel comparto dei metalli vi è diversificazione e che sussistono fondamentali differenti fra gli stessi metalli preziosi. Nelle crypto ciò non accade poiché molto spesso il fondamentale che alimento il crollo dell’una, trascina indietro tutte le altre.
Alla lunga la battaglia è nettamente vinta dai metalli preziosi, che hanno un attività estrattiva ancora florida, mentre i miners delle crypto stanno definitivamente mollando la presa.
Il tasso di hash della rete Bitcoin, un modo per misurare la potenza di calcolo dedicata all’estrazione della valuta digitale, è sceso di circa il 24% dal massimo storico toccato alla fine di agosto fino al 24 novembre, secondo Blockchain.com. Mentre il declino potrebbe essere parzialmente derivato dal passaggio dei minatori ad altre criptovalute, JPMorgan Chase & Co. dice che alcuni nel settore stanno perdendo denaro dopo che il prezzo di Bitcoin è crollato così tanto.
“Questo suggerisce che i prezzi sono diminuiti talmente che nel settore minerario sta diventando antieconomico per alcuni minare bitcoin“, hanno scritto gli strategici di JPMorgan guidati da Nikolaos Panigirtzoglou in un rapporto del 23 novembre, in riferimento al tasso di hash in calo.
I minatori Bitcoin, che eseguono i calcoli necessari per confermare le transazioni nella criptovaluta, sono ricompensati per i loro sforzi con Bitcoin. Se i prezzi subiscono una caduta sostenuta sotto i costi di pareggio dei minatori (determinati dalle loro bollette elettriche, dall’efficienza dell’impianto minerario e da altri fattori), potrebbero essere costretti a chiudere per evitare di operare in perdita.
È curioso notare come la NVIDIA corporation ovvero la principale casa produttrice di schede grafiche al mondo, necessarie per il mining di criptovalute, abbia perso in un anno il 29,5% del suo valore, scendendo da 292 dollari per azione a 133 dollari. La Barrick Gold, invece, il gigante minerario canadese, la più grande compagnia mondiale nell’estrazione di oro, si è mantenuta stabile nel corso di quest’anno forse anche grazie alle voci di fusione con la Randgold.
Il paragone fra criptovalute e metalli preziosi quindi risulta ormai scomodo ed a netto vantaggio dei metalli; le criptovalute hanno ormai subito un tracollo finanziario tale da rendere non monetizzabile la loro estrazione. La speranza è che questa non sia la fine delle cripto e che il dualismo possa ripetersi in un futuro prossimo.
Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.