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Euro digitale, cos’è e a cosa dovrebbe servire

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Oct 29, 2020, 17:06 GMT+00:00

Euro digitale, cos’è questa idea che si è messa in testa Christine Lagarde? E sostituirà il denaro cartaceo che abbiamo in tasca? Guida breve da leggere.

eur/usd cambio

Ha suscitato molto interesse tra gli addetti ai lavori la scelta della Banca Centrale Europea (BCE) di avviare uno studio teorico per gettare le fondamenta di un futuro euro digitale. Non un proclama tra i tanti, esiste una Task force di esperti scelti tra i membri delle Banche centrali degli Stati dell’Eurosistema, a cui è affidato il compito di perlustrare l’ipotesi di digitalizzare l’euro e di fornire vantaggi e svantaggi di tale soluzione.

La BCE ha aperto anche una consultazione pubblica per raccogliere pareri, quindi a buon diritto si può affermare che c’è un forte interesse nei confronti della CBDC da parte dell’Eurotower.

Qui, però, vogliamo semplificare il discorso e capire a beneficio di tutti cosa si intende per euro digitale.

Cos’è l’euro digitale

La BCE è la custode dell’euro, ed è per questo la responsabile della politica monetaria nell’Eurosistema e in particolare per i 19 Paesi che hanno adottato l’euro.

La BCE garantisce l’euro emettendo banconote cartacee (o monete) e attraverso i depositi elettronici trasferiti alle banche e ad altri tipi di istituzioni finanziarie.

L’euro digitale vuole essere una terza modalità di diffusione dell’euro per cogliere il cambiamento offerto dalla digitalizzazione dei servizi e dei processi che tutta la società, a livello globale, vive da alcuni decenni a questa parte.

L’euro digitale avrà la stessa valenza delle banconote cartacee e, a differenza della moneta elettronica, acquisirebbe lo stesso valore giuridico. In pratica nessuno si potrebbe rifiutare di accettare pagamenti nella forma dell’euro digitale, così come nessuno si può rifiutare di essere pagato in euro cartacei sull’intero territorio dei 19 Paesi UE dove la moneta è presente come valuta nazionale.

Un esempio potrebbe essere utile. Posso rifiutarmi di accettare un pagamento via Paypal o bonifico bancario da un cliente, ma non potrei mai rifiutarmi di accettare pagamenti in euro contanti.

Cosa non è l’euro digitale

L’euro digitale non è (o meglio, non sarà) una criptovaluta. Non sarà quindi come il bitcoin (BTC) e neppure come una cosiddetta stablecoin (moneta stabile legata al valore di una moneta fiat o di un bene materiale di valore come l’oro).

L’euro digitale sarà euro a tutti gli effetti ed avrà alle sue spalle la garanzia di essere stato emesso dalla Banca centrale europea.

Come lo pensa la BCE

Ecco come vede la BCE la possibile introduzione di una forma digitalizzata dell’euro fisico:

“Con un euro digitale si introdurrebbe una moneta di banca centrale in forma elettronica a cui tutti i cittadini e le imprese avrebbero accesso per effettuare i pagamenti di ogni giorno in modo rapido, semplice, gratuito e sicuro, come con le banconote ma in forma digitale. L’euro digitale affiancherebbe il contante, senza sostituirlo”.

Importante da notare che la forma dematerializzata non andrebbe a sostituire quella cartacea.

Benefici di un euro digitale

Tra i benefici presi in considerazione in questo periodo spiccano la resilienza in caso di pandemia e di eventi estremi che potrebbero rendere inaccessibili i tradizionali servizi di pagamento.

Si pensi ai crescenti problemi che l’emergenza climatica sta creando in tutta l’Europa, con crolli delle infrastrutture di collegamento, inondazioni di interi villaggi e città.

Inoltre l’Unione Europea teme i “mezzi di pagamento digitali esteri”, e non solo una moneta digitale privata emessa da una grande società dell’IT come Libra di Facebook, ma anche l’emissione di una CBDC da parte di altre banche centrali: la PBoC sperimenta in Cina lo yuan digitale in forma avanzata.

Prevedendo scenari di quest’ultimo tipo, l’euro digitale dovrebbe quindi servire a difendere “la stabilità finanziaria e la sovranità monetaria nell’area dell’euro”.

C’è una data?

Non è stata fornita alcuna data di una possibile ed effettiva distribuzione di un euro dematerializzato.

Al momento la roadmap, per così dire, della BCE prevede la preparazione di un “impianto teorico” e la sperimentazione pratica di modelli possibili, oltre a sviluppare più ampi tavoli di confronto con le istituzioni internazionali, tra cui il GAFI-FATF del G20, il BIS e il FMI che hanno anch’essi avviato progetti perlustrativi volti a individuare vantaggi e svantaggi nell’istituzione di una moneta digitale della banca centrale (CBDC).

Ad ogni modo verso la metà del 2021, al termine degli studi preliminari e della raccolta dei pareri dal sondaggio pubblico, verrà presa una decisione sull’avvio di un progetto dedicato all’euro digitale.

Se la BCE dovesse decidere di proseguire, a quel punto si passerà a una fase successiva che consisterà “nell’indagare sui requisiti utente e sui fornitori di servizi”.

Come aveva annunciato Christine Lagarde, governatrice dell’Eurotower, ci vorrà del tempo. Crediamo che non possiamo attenderci nulla di concreto prima del 2023-2025.

Tuttavia la strada sembra tracciata e difficilmente l’Europa abbandonerà questo progetto come ha detto anche Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della BCE, pubblicando il suo parere su varie testate giornalistiche europee, tra cui il Die Welt, Le Figaro e Corriere della Sera.

“In futuro continueremo a fare quanto necessario perché la nostra moneta rimanga all’altezza delle sfide poste dal progresso, nella consapevolezza che non possiamo rimanere inerti.”

Come si configurerà l’euro digitale?

Non esiste al momento una tecnologia già adottata o un modello già individuato o un tipo specifico di sistema distribuito su cui l’euro digitale probabilmente opererà.

Per ora si è davvero in uno stato molto infantile, in cui si perlustra ogni strada e in particolare si cercano consigli e pareri da parte di tutti gli interessati, comprese imprese del settore finanziario o società dei servizi di pagamento.

Non è detto neppure che l’euro si baserà su di una tecnologia distribuita (DLT). Vero è che per garantire una maggiore resistenza contro attacchi informatici, l’infrastruttura su cui sarà basato un tale sistema dovrà essere davvero molto resistente sotto il profilo hardware e software.

E andrà anche garantita una sicurezza fisica alla medesima infrastruttura, un po’ come in Italia le varie sedi territoriali della Banca d’Italia sono presidiate 24 ore su 24 dalle forze di polizia per garantire la sicurezza dei forzieri della nostra banca centrale. Allo stesso modo andrà garantita la sicurezza fisica della “banca centrale digitale”.

Il discorso non è comunque legato puramente all’aspetto tecnologico, questo è solo uno dei tanti. Bisogna investigare le implicazioni normative e anche economiche, insomma, il lavoro da fare è tanto.

Alcuni riferimenti utili

  • Un euro digitale: più che una breve spiegazione di come potrebbe funzionare l’euro digitale, è una risorsa attraverso la quale approfondire lo sviluppo del progetto.
  • Report sull’euro digitale: in 55 pagine lo studio iniziale che introduce il progetto di un euro dematerializzato.
  • Studio BCE sulle CBDC: uno dei primi studi della Banca centrale europea che ha poi condotto Lagarde a decidere per un passo ulteriore.
  • Pagamenti in un mondo digitale: con questo discorso il governatore della BCE Christine Lagarde annunciava l’esigenza per l’Europa di avviare uno studio sull’euro digitale.

Quale il futuro dell’euro?

Si è a favore o si è contrari, il presente dell’umanità passa attraverso quella che chiamiamo digitalizzazione.

E se digitalizziamo i servizi ed esistono prodotti digitali, allora abbiamo bisogno anche di metodi di pagamento digitali per comprare tali servizi e prodotti. Tutto ciò l’abbiamo ed ora è il momento di fare un passo avanti, digitalizzare le valute fiat.

Per questa presa di consapevolezza un grazie sostanziale lo dobbiamo alle criptovalute, che per prime hanno sondato la possibilità concreta di usare il denaro digitale: lo fanno da oltre un decennio.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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