Previsioni economiche Commissione UE, a Bruxelles la conferenza stampa del commissario UE Pier Moscovici. Debito italiano stabile al 131%, Italia fanalino di coda in Europa in quanto a crescita, in attesa della nuova legge di bilancio.
Da poco è terminata a Bruxelles la conferenza stampa di Pier Moscovici Commissario UE per gli affari economici, il quale ha presentato i dati sulle previsioni economiche dell’UE per il triennio 2018 – 2020, che, come di consuetudine, vengono presentate a maggio e a novembre di ogni anno.
Le previsioni dell’UE tagliano il Pil italiano del 2018 dall’1,3% all’1,1% e rivedono anche quello del 2019 in leggero rialzo dall’1,1% all’1,2%.
Nonostante le previsioni abbiano riguardato tutta l’Unione Europea, compreso il Regno Unito che ancora ne fa formalmente parte, è chiaro che la questione Italia ha preso molto spazio nella relazione del Commissario UE.
Il commissario UE Moscovici, presentando le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea, ha parlato a più riprese dell’Italia e a proposito di crescita ha riportato le previsioni calcolate per il nostro paese:
“Dopo una crescita solida nel 2017 l’economia italiana ha rallentato nella prima metà di quest’anno per l’indebolimento dell’export e della produzione industriale. Una ripresa dell’export e una maggiore spesa pubblica sosterranno la crescita moderatamente ma l’associato rischio nel deficit, assieme ad interessi più alti e considerevoli rischi al ribasso, mette in pericolo la riduzione dell’alto debito”.
Riviste al rialzo le stime sul deficit italiano, che nel 2018 passa dall’1,7%, previsto in primavera, all’1,9% delle nuove previsioni. Non andrà meglio nel 2019, con un deficit al 2,9% conseguenza delle misure programmate dall’attuale governo italiano: reddito di cittadinanza, riforma del sistema pensionistico, investimenti pubblici.
Nel 2020 il deficit è previsto al 3,1% superando il tetto massimo previsto dalle normative europee.
Le previsioni, precisa il Commissario Moscovici, non tengono conto di due fattori: in primis della clausola di salvaguardia per la sterilizzazione dell’IVA; in secondo luogo le previsioni si basano sulla bozza della legge di bilancio inviata dal governo italiano ad ottobre. Il Commissario spiega che alcuni valori potrebbero variare in seguito al nuovo testo della legge di bilancio che l’Italia dovrà inviare a Bruxelles entro il 13 novembre.
L’Italia resta ultima del gruppo UE per quanto riguarda la crescita. Ultima nel 2018, ultima nel 2019 e nel 2020.
L’Italia cresce, ma poco. Nel 2018 cresce dell’1,1% ed è dietro anche alla Gran Bretagna alle prese con le grandi difficoltà e incertezze della Brexit. Nel 2019 la crescita del Pil italiano è prevista all’1,2%, e nel 2020 crescita all’1,3%.
Crescita quindi, ma debole rispetto all’Europa e fragile nel caso di eventi economici internazionali avversi.
Le previsioni della Commissione UE prevedono il deficit italiano stabile al 131% nel triennio 2018 – 2020. Un dato che contrasta con le previsioni del governo italiano, il quale prevede in diminuzione il nostro debito rispetto al Pil.
Moscovici afferma che il debito è stato calcolato al 131% “a causa del deterioramento del bilancio, unito ai rischi al ribasso sulla crescita”.
Secondo le previsioni autunnali il mercato del lavoro in Italia subirà “solo un lento miglioramento”, con una disoccupazione che scende al 10,7% nel 2018 (in primavera era al 10,8%), al 10,6% nel 2019 e al 10% nel 2020.
La commissione UE fa il punto anche sullo spred Btp-Bund a 10 anni.
“Un aumento prolungato dei tassi d’interesse peggiorerebbe le condizioni del credito delle banche e ridurrebbe ulteriormente la fornitura di credito, mentre la spesa pubblica potrebbe ridurre gli investimenti privati.”
Non solo l’Italia cresce meno, tutta l’Eurozona rallenta. Le stime di crescita indicano una crescita all’1,9% per il 2019 (2% precedente rilevazione); 1,7% nel 2020.
A incidere le incertezze interne ed esterne che minacciano il ritmo dell’attività economica dell’Eurozona.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.