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Petrolio, Settore Auto ed Export: il resoconto della settimana

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Feb 17, 2019, 09:53 GMT+00:00

Bene il petrolio con Eni che aumenta la produzione giornaliera nel 2018. Pubblicati i dati sull'export italiano e i dati sulle immatricolazioni auto in Europa.

Petrolio

L’export italiano frena al +3% nel 2018, a dirlo i dati Istat; mentre in Europa le vendite auto calano del 4,6% ed FCA crolla a -14,9%. L’Italia si consola grazie ad Eni, la multinazionale italiana del settore petrolifero comunica di aver prodotto 1,85 milioni di barili al giorno nel 2018.

Procediamo con ordine e vediamo nel dettaglio ogni singola notizia.

L’export italiano frena nel 2018

Crescono le esportazioni di prodotti italiani anche nel 2018, ma la crescita è nettamente inferiore rispetto al +7,6% registrato nel 2017. Il Made in Italy all’estero piace, ma si compra meno.

Cresce maggiormente la domanda da parte dei paesi dell’area euro e dell’UE in generale, in particolare comprano i nostri prodotti i francesi ed i tedeschi, con vendite che superano la media nazionale. Verso il Regno Unito l’export italiano è tiepido, in aumento ma particolarmente contenuto.

Eni chiude il 2018 con il record di barili di petrolio estratti

Un dato positivo per chi investe nel titolo Eni, la multinazionale petrolifera di bandiera comunica di aver prodotto 1,85 milioni di barili di greggio al giorno, in crescita del 2,5% rispetto al 2017.

Il 2018 di Eni si chiude quindi con un utile netto pari a 4.226 milioni di euro, con un significativo rialzo rispetto al 2017: +25%.

Il quarto trimestre del 2018 si è chiuso in calo del 76%, a 499 milioni e un utile netto adjusted in crescita del 55% a 1.459 milioni di euro.

L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, è soddisfatto del risultato e commenta: “si tratta della produzione giornaliera più alta di sempre”. Un risultato positivo, sottolinea Descalzi, raggiunto nonostante il prezzo del Brent in euro è cresciuto solo del 25% rispetto al 2017.

Comparto auto in Europa in calo

Si riducono le vendite di auto in Europa. Nel solo mese di gennaio 2019, l’UE a 28 con l’aggiunta dei paesi Efta (Svizzera, Islanda e Norvegia), il numero di immatricolazioni è calato del -4,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. Il numero di auto immatricolate è quindi di 1.226.446 auto.

A comunicarlo l’Acea, l’associazione dei costruttori europei.

Per quanto riguarda i dati del gruppo Fca, il numero di auto immatricolate in Europa è di 72.584, che in termini percentuali significa -14,9% rispetto al mese di gennaio 2018.

Lancia – Chrysler è l’unico marchio che fa registra un aumento di auto vendute: 6.612 immatricolazioni, e una crescita in percentuale del 54,9% addirittura.

Non in tutti i paesi si registrano cali, ma su 31 (28 paesi UE + Efta) 23 fanno registrare cali delle immatricolazioni.

Giù i prestiti delle banche alle imprese

L’economia in generale frena, dopo forse un paio di anni di respiro l’Italia si avvia verso un nuovo stallo.

Anche i prestiti della banche alle imprese calano. Secondo i dati forniti dalla Cgia di Mestre, nel periodo novembre 2017 su novembre 2018, gli impieghi vivi sono calati di 4,9 miliardi di euro, che tradotti in termini percentuali significano –0,7%.

La Cgia ha elaborato i dati forniti dalla Banca d’Italia e fa notare che negli ultimi sette anni la diminuzione è stata del 27%, ovvero 252,8 miliardi di euro in termini assoluti.

Le piccole aziende sono quelle che ricevono di meno dalle banche, forse proprio a causa della loro ridotta dimensione e di conseguenza le ridotte potenziali garanzie sul prestito. Le aziende con meno di 20 dipendenti costituiscono il 98% del tessuto economico italiano, ma ricevono solo il 18% degli impieghi vivi, mentre il restante 2% di grandi aziende ricevono l’82%.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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