Le società FCA Automotive e Volkswagen sono finite in una bufera giudiziaria a causa di aiuti di stato e per il dieselgate. I fatti risalgono al 2015, ma ancora oggi portano strascichi. La reazione in Borsa.
Tempi difficili per FCA Automotive e Volkswagen, i due grandi colossi dell’auto sono finiti al centro di bufere giudiziarie di non poco conto. Seppur per motivi completamente distinti, i due gruppi del settore trasporti devono ora assorbire il colpo soprattutto in Borsa.
Ma ecco i fatti.
Secondo la Corte di giustizia Ue la Fiat-Chrysler Finance Europe avrebbe ricevuto aiuti di stato dal Lussemburgo. Rigettato quindi il ricorso della compagnia e accolta in pieno la decisione della Commissione europea, che aveva sanzionato Fca nel 2015 al termine di una indagine condotta dall’Antitrust europeo.
L’indagine “tax ruling” fu avviata nel giugno 2014 e si basò sulle rivelazioni del LuxLeaks.
L’accusa per la società: aver usufruito di “un vantaggio fiscale indebito”.
Ora Fca dovrà pagare all’erario del Lussemburgo 30 milioni di tasse arretrate, equivalenti allo sconto ricevuto dal Paese.
Il titolo FCA a seguito della diffusione della notizia relativa alla condanna da parte della Corte Ue, ha perso valore in Borsa.
Il titolo aveva aperto con un rialzo a 12,23 euro, ma ha chiuso in perdita a 11,93 euro.
Le azioni Fiat Chrysler Automobiles restano in territorio positivo per quanto riguarda la performance a 1 mese (+5,83%) e a 6 mesi (+3,61%). Performance in negativo a 1 anno: -14,87%.
I giudici della procura di Braunschweig hanno citato in giudizio tutta la dirigenza della compagnia automobilistica Volkswagen, per manipolazione di mercato. L’accusa si riferisce al “dieselgate” del 2015. Secondo i giudici tedeschi i dirigenti informarono con ritardo deliberato gli investitori, riguardo al rischio che quello scandalo avrebbe comportato per i loro investimenti.
Nei guai il presidente del Consiglio di sorveglianza Dieter Poetsch, l’attuale amministratore delegato Herbert Diess e l’ex Ad Martin Winterkorn.
A distanza di quattro anni dallo scandalo che mostrò al mondo come alcune case automobilistiche falsificavano i test sulle emissioni nocive, quel caso porta ancora con sé strascichi giudiziari.
Appresa la notizia nel pomeriggio di ieri, i mercati hanno subito reagito. Il titolo Volkswagen in Borsa dai 155,56 euro delle ore 12 del 24 settembre, è passato ai 153,20 euro in chiusura di giornata. Le azioni Volkswagen hanno toccato il minimo di giornata a 152 euro.
Il titolo quest’anno ha vissuto fasi molto turbolente, ma a conti fatti rispetto all’apertura di inizio anno è in positivo. Ad inizio anno le azioni VOW3 valevano circa 136 euro, con un guadagno per azione di circa 17 euro.
Le auto prodotte da FCA Automotive e Volkswagen potranno un giorno viaggiare alimentate dal carburante sintetico a bassa emissione di CO2.
Secondo le ricerche oggi in una fase di sviluppo avanzato, ben presto avremo a disposizione benzina e diesel sintetici compatibili con gli attuali motori in circolazione.
La produzione di carburanti sintetici è resa possibile da un processo chimico conosciuto con il nome di Fischer-Tropsch. Grazie a questo metodo, si parte da miscele gassose di monossido di carbonio e idrogeno per ottenere i carburanti necessari.
Il beneficio sull’abbattimento della CO2, secondo gli studi, deriverebbe dal fatto che non sarebbero necessarie modifiche alle attuali infrastrutture e ai veicoli.
Il problema delle emissioni resta però invariato, dal momento che tali carburanti vengono comunque trasformati in gas nocivi dal processo di combustione tipico dei motori a scoppio.
Ad ogni modo, il processo di produzione è per ora alto e si aggirerebbe sugli 1,20 – 1,40 euro al litro senza contare le tasse.
Il passaggio all’elettrico, anche per FCA Automotive e Volkswagen non potrà che essere la scelta migliore per tutti, anche per gli azionisti.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.