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Ethereum, la promessa dai mille problemi – Approfondimento

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Aug 19, 2020, 07:18 GMT+00:00

Ethereum, la piattaforma decentralizzata una promessa dai mille problemi da risolvere, ma che se dovesse risolverli aprirebbe le porte a un futuro radioso.

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Lo scorso 30 luglio 2020 Ethereum ha compiuto i suoi primi 5 anni. Un tempo breve, ma in questi anni grazie ai 200mila sviluppatori che si sono impegnati nei vari progetti il sistema decentralizzato è cresciuto tantissimo, sono migliaia i token, i progetti d’ogni sorta nati su Ethereum.

Ma Ethereum ha avuto anche i suoi problemi, come l’hard fork con Ethereum Classic nel 2016, il blocco di migliaia di ETH degli utenti a causa di un errore commesso da uno sviluppatore inesperto. Senza dimenticare i problemi con la SEC.

E poi c’è il problema della scalabilità che la seconda versione della piattaforma dovrebbe risolvere.

Ethereum 2.0

5 anni ma già immenso. Tuttavia il passaggio a Ethereum 2.0, più volte annunciato e mai concretizzato per i numerosi problemi tecnici riscontrati, è diventato indispensabile per la scalabilità del sistema.

Il passaggio da PoW a PoS, non è più solo la visione originaria di Buterin, ma è una necessità impellente per l’evoluzione e la maturazione di una piattaforma che in potenza promette molto.

L’evoluzione è necessaria anche perché i contendenti sono agguerriti e promettono di essere migliori di Ethereum, come EOS o anche Cardano.

I token non fungibili (NFT) potrebbero dire addio ad Ethereum

I token non fungibili (NFT) come CryptoKitties hanno spopolato al loro esordio, ma anche mostrato tutto il limite della piattaforma decentralizzata Ethereum, che non è capace di gestire un alto flusso di transazioni e chiedendo agli utenti alte commissioni (gas) per condurle a termine.

Secondo la riflessione di Decrypt, la nicchia degli NFT, cresciuta di molto in questi ultimi due anni, potrebbe anche decidere di traslocare da un’altra parte se “Ethereum non risolve i suoi problemi”. Immaginabile la perdita di valore di ETH.

Vitalik Buterin perfetto cassettista opportunista

In tutto ciò si inserisce il comportamento di Vitalik Buterin, il quale tende a vendere gli ether da lui posseduti quando si rende conto che ETH ha raggiunto un buon tetto di prezzo.

In un tweet ha ammesso di aver venduto i suoi ether al prezzo di 700 USD. Ma ha anche rivelato che la Ethereum Foundation aveva venduto al massimo storico di 1.200 USD nel gennaio del 2018.

Buterin ha precisato che i suoi personali ether li ha donati (non si sa a chi), mentre quelli della Fondazione sono stati investiti nello sviluppo della piattaforma.

Resta il fatto che la logica di Vitalik è quella di vendere per incassare valuta fiat. A quanto pare non è un tipo che crede molto nel valore futuro della sua creatura e in generale sulla tenuta di valore delle criptovalute. Buterin si rifugia nel dollaro quando si tratta di incassare i guadagni.

Ethereum un organismo sociale e “vivente”

Secondo Mihai Alisie, uno dei cofondatori di Ethereum, la piattaforma nei prossimi 5 anni si evolverà e sarà adottata da molte più persone grazie alle grandi industrie che adotteranno i vari protocolli blockchain o DLT esistenti.

Questa la visione di Alisie, il quale è concentrato in particolare sulla dimensione sociale dell’ecosistema. Lui è il fondatore della Fondazione Akasha, il social network decentralizzato che non è mai stato completato, e che ora viene superato da una maturazione della visione che considera l’intero ecosistema Ethereum un gigantesco ambiente sociale digitale dove le persone interagiscono tra loro utilizzando le varie dApp esistenti.

Un grande organismo vivente e che si adatta alle esigenze degli utenti, fornendo servizi di finanza decentralizzata, token non fungibili da collezionare, registrazione di atti ufficiali, registrazione di contratti immobiliari.

Raccontato così il futuro è promettente, ma se Ethereum non supera i suoi problemi tecnologici infrangerà i sogni di tanti.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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