Criptovalute, l'Ecovirus e i sogni economici infranti in questo 2020 che segna l'inizio di un decennio ora più incerto.
Nel campo delle criptovalute le cose non stanno come nella finanza tradizionale, la crisi ormai mondiale causata dall’Ecovirus, cioè dal nuovo coronavirus, non è una diretta conseguenza di una economia mondiale che si ferma a causa dello stop della produzione.
Le azioni delle imprese quotate presso le Borse mondiali crollano perché la produzione delle stesse si è ridotta o fermata, oppure perché si teme che le vendite caleranno bruscamente e di conseguenza caleranno i profitti. C’è un legame diretto tra le Borse e l’economia reale.
Tra le criptovalute e l’economia reale il legame è flebile, e chi vi inietta denaro lo fa perché quel denaro lo può “sacrificare”.
La mattina del 13 marzo scorso, intorno alle ore 3:24, il prezzo del bitcoin toccava improvvisamente i 4.121 USD, crollando dai 5.868 delle ore 23:24 del 12 marzo, per poi tornare a 5.221 alle 4:24 del 13 marzo. In pratica un recupero di 1.000 dollari in una sola ora, dopo averne persi circa 1.700 in una manciata di ore poco prima.
E questo dopo un giovedì nefasto per le borse mondiali ed europee in particolare, ed una giornata nerissima anche per le criptovalute.
Un flash crash lo si potrebbe definire, certo, ma voluto e messo in atto da chi queste cose le sa fare bene e ha i fondi per farlo, molti fondi. E malignamente si può ipotizzare che sia stato messo in atto da chi aveva perso molto in Borsa e ha sfruttato il mondo selvaggio e senza regole delle criptovalute, per recuperare capitali.
Nelle criptovalute investono anche investitori che hanno molti fondi a disposizione. Per alcuni di questi le criptovalute sono un allargamento del portfolio. Nei crypto asset confluiscono quei fondi “in più” che si può correre il rischio di perdere insomma.
Ma quando nel mondo finanziario tradizionale occorre una crisi sistemica come quella in atto, ogni risorsa economica diventa preziosa e i fondi accantonati nelle criptovalute sono i primi ad essere ritirati per ridurre le perdite il più possibile.
Insomma, come suggeriva Antonopoulos, in caso di crisi economica sistemica le criptovalute verrebbero prosciugate e il loro valore si sgonfierebbe a quello che alcuni considerano il loro reale valore.
Nelle stesse ore della disfatta sulle Borse e nei crypto exchange, piattaforme di finanza decentralizzata (DeFi) come MakerDAO e Compound subivano forti liquidazioni di posizioni. Su MakerDAO il numero di DAI, il token legato al valore del dollaro usato come moneta dei prestiti, è crollato da 83,64 milioni a 48 milioni di valore a causa del forte deprezzamento di ETH.
Qui chi aveva usato ETH come collaterale per ottenere prestiti di denaro in DAI, ha venduto per paura di ritrovarsi più in là con un ETH senza valore e quindi ha venduto anche questo.
Per la DeFi in generale si è trattato di uno stress test dal vivo molto importante, ma ha fatto ulteriormente comprendere quanto sia fragile questo settore. I gestori di MakerDAO, infatti, ipotizzano una sospensione della DAO (incredibile ma vero) nel caso si dovessero verificare ulteriori fasi di forte liquidazione.
Sì, il nuovo coronavirus ha completamente riscritto il futuro dell’economia mondiale in questo inizio di decennio, facendo crollare molte delle nostre certezze e sogni economici di un 2020 tutto sommato iniziato bene.
Non facciamoci illusioni, la pandemia è appena agli inizi e aumentano le nazioni che hanno deciso di bloccare la produttività economica per ridurre il contagio.
La recessione economica mondiale è una realtà di cui anche il Segretario dell’ONU Guterres ha parlato proprio oggi.
E Kraken cosa fa? Corre subito ai ripari introducendo il trading con le valute fiat nella piattaforma: Forex, per controbilanciare ed eventualmente avere una via di fuga.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.