Il Petrolio WTI non è riuscito a mantenere la proprie verve rialzista nonostante l’Arabia Saudita e la Russia hanno riaffermato l’impegno a tagliare le proprie forniture.
Dopo che il prezzo del Petrolio WTI era aumentato fino ad arrivare ad apprezzarsi dell’1,3% a seguito del ribadimento da parte dell’Arabia Saudita e della Russia nel tagliare la propria offerta, gli orsi hanno ribadito la propria forza, fino a provvisoriamente portarsi sotto gli 80 $ al barile. Quindi, i due membri dell’OPEC hanno confermato il loro impegno a ridurre ulteriormente le forniture di greggio su base volontaria fino alla fine del 2023.
Considerati i segnali di debolezza che si stanno iniziando a vedere negli Stati Uniti e già visto nella maggior parte dell’Europa (i recenti dati PMI), esiste una reale possibilità che i tagli volontari potrebbero essere estesi al primo trimestre del 2024. Poiché l’OPEC ha continuamente dichiarato che il proprio obiettivo sia quello di mantenere la stabilità e l’equilibrio dei prezzi dell’Oro nero, i tagli potrebbero non essere più necessari nel 2024 se la domanda e la crescita globale rallenteranno.
La recente revoca (per ora temporanea) delle sanzioni hanno avuto i primi impatti materiali sul mercato petrolifero, nonostante l’OPEC ha affermato il contrario. Tuttavia, vi sono alcune criticità da tenere in considerazione, come il declino degli standard e la mancanza di manutenzione delle infrastrutture venezuelane. Sulla base dei recenti dati, il Venezuela ha solo 1 impianto di perforazione attivo rispetto agli 80 attivi nel 2014.
Questo dato è il reale motivo che l’OPEC ritiene che questo ribasso sia solo di breve termine, ma alcuni funzionari venezuelani hanno proposto a piccoli appaltatori petroliferi privati di gestire alcuni giacimenti petroliferi pubblici al fine di migliorare la produzione. Questa è una situazione da tener in forte considerazione poiché un aumento della produzione porterebbe la quotazione dell’Oro nero a scendere ancora di più.
Al momento della scrittura il prezzo dell’Oro nero quota 80,08 $, in ribasso settimanale dell’1,90% ed in pieno lavoro di portarsi al di sotto degli 80 $ al barile che aprirebbe ad uno scenario molto interessante dato il taglio delle forniture da una parte e l’aumento dell’offerta dall’altra. Al momento la seconda sta avendo la meglio e potrebbe portare ad un aumento delle posizioni ribassiste, con gli orsi che hanno messo nel mirino il livello annuale dei 77,81 $, il quale potrebbe fungere successivamente da resistenza e aprire le porte ad un forte impulso ribassista che avrà come obiettivo il raggiungimento del livello annuale dei 70,10 $, i minimi di fine giugno.
Tuttavia, occorre sempre tener conto che i tori potrebbero non rimanere a guardare e tenteranno di fare muro nei pressi dei 77,81 $ e invertire, anche solo nel brevissimo termine, la tendenza e iniziare una correzione volta a riprendersi prima gli 80 $ e successivamente il livello annuale degli 84,10 $.
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Consulente Finanziario Indipendente, laureato in Scienze Economiche e specializzato in Corporate Finance e Value Investing. Esperto in analisi tecno-grafica e fondamentale dei mercati, supporta gli investitori nel raggiungimento dei loro obiettivi finanziari attraverso una sana pianificazione basata sul valore reale dell'economia.