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Oro fra geopolitca e banche centrali

Pubblicato: Apr 03, 2022, 07:19 GMT+00:00

Il prezzo dell’oro sotto quota 2.000 dollari, ma l’attenzione verso il metallo prezioso resta ai massimi

A few golden ingots
In questo articolo:

L’oro è stato uno dei grandi protagonisti in questi primi mesi del 2022. Con lo scoppio della guerra fra Russia e Ucraina le quotazioni dell’oro hanno messo a segno una progressiva accelerazione rialzista, arrivando nelle scorse settimane fino a sfiorare i massimi storici, in area 2.070 dollari per oncia.

Numerosi risparmiatori hanno deciso di investire sull’oro vista la caotica situazione sui mercati. La corsa, però, almeno per il momento si è arrestata su questi valori. Va segnalato come per via della forza del dollaro le quotazioni auree in euro abbiano ampiamente aggiornato i massimi storici, arrivando oltre i 60 euro, per poi tornare in area 55 euro per grammo di oro, mentre il prezzo in dollari al grammo è in area 62.

Dopo il boom di inizio marzo l’oro, anche grazie a qualche spiraglio per un accordo ha via via perso terreno, tornando quindi verso i 1.900 dollari.

Complessivamente, almeno sulla carta, lo scenario non appariva particolarmente favorevole all’oro. Infatti, nel 2021 la Fed ha dato avvio al tapering, ossia alla progressiva riduzione degli acquisti, per poi procedere nel meeting di marzo 2022 con il primo rialzo dei tassi di interesse nel post Covid.

Al tempo stesso gli investitori si attendono numerosi altri rialzi dei tassi per i prossimi mesi.

Secondo il CME Fedwatch Tool i tassi della Federal Reserve potrebbero arrivare al 2,50-2,75% entro fine 2022. Questo almeno prezzano i mercati al momento. Visti i tassi attuali allo 0,50%, vuol dire un rialzo di altri 2 punti percentuali nel giro di circa otto mesi.

Quali sono dunque i principali fattori che detteranno il ritmo alle quotazioni del metallo giallo nel 2022 e quali previsioni per l’oro?

Chiaramente le questioni geopolitiche restano centrali per analizzare le performance del gold. L’evoluzione della guerra fra Russia ed Ucraina è un tema chiave per gli operatori. Tradizionalmente l’oro tende ad essere acquistato nelle fasi di forte incertezza e quando vi sono turbolenze sui mercati.

Un altro elemento chiave sul prezzo dell’oro, però, arriva dalla politica monetaria che sarà adottata dalla Federal Reserve e dalla BCE.

L’inflazione sfiora ormai l’8% negli Usa, mentre in Europa è arrivata – stando ai numeri di marzo – al 7,5%. Questo potrebbe spingere le due banche centrali verso politiche monetarie maggiormente aggressive. Sulla carta un fattore negativo per l’oro.

In realtà, però, se gli investitori dovessero pensare che le banche centrali si trovano costrette ad inseguire l’inflazione, potrebbero puntare sull’oro.

Le quotazioni del lingotto, infatti, tendono tradizionalmente ad apprezzarsi nelle fasi di inflazione, offrendo quindi una protezione implicita.

Inoltre, nello scenario – che ci auspichiamo di non vedere – di iperinflazione, l’oro assumerebbe un ruolo ancora più importante. Non va poi dimenticato il ruolo dell’oro nelle fasi di svalutazione della moneta. La detenzione in portafoglio del prezioso ha di fatto protetto gli investitori turchi, russi o argentini che lo avevano acquistato nelle fasi di forte svalutazione della loro divisa in questi ultimi anni.

Operativamente parlando le quotazioni dell’oro sono negoziate in area 1.920 dollari l’oncia.

Avremo un primo segnale positivo con il superamento di quota 1.950, mentre una discesa sotto i supporti collocati a 1.900 e 1.888 dollari per oncia aprirebbe spazio per ulteriori discese dell’oro.

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