Quale il futuro dei mercati di scambio nell’era della tecno finanza? La Borsa di New York e la Borsa di Milano avranno ancora senso?
Quale sarà il futuro dei mercati di scambio nell’era della tecno finanza? La estrema digitalizzazione dei mercati che ci mette in mano centinaia di listini su cui investire, anche quando siamo a letto, farà sparire le Borse classiche? La Borsa di News York, la Borsa di Londra o la Borsa di Milano, spariranno? Oppure evolveranno di pari passo, o stanno già evolvendo?
La domanda non è di poco conto. Non lo è per l’investitore che vuole saperne di più su quello che sarà il futuro dei mercati borsistici, da qui ai prossimi 20 anni. Lo vorrà sapere semplicemente per continuare a investire, e quindi, dove dovrà farlo? Quali saranno i suoi punti di riferimento futuri?
La Borsa di Hong Kong o la Borsa di Tokyo verranno completamente digitalizzate? Non esisterà più un luogo fisico dove avvengono le contrattazioni?
Qualcuno potrebbe rispondere che nei fatti è già così, che le contrattazioni avvengono nei data center dove effettivamente “girano” i complessi software dei grandi mercati borsistici.
Alla domanda ha provato a dare una risposta Kenny Polcari su Investopedia, con un lungo ed interessante articolo in cui ha raccontato in estrema sintesi l’esperienza di broker vissuta al NYSE dall’85 a oggi. Un lungo periodo in cui Polcari, oggi anche commentatore della CNBC, faceva il broker con carta e penna.
Polcari racconta che la prima Borsa a sperimentare l’elettronica fu il NASDAQ nel 1971, mentre al NYSE si continuava ancora a usare il sistema ultra centenario basato su carta e penna. Lo scambio si effettuava a voce, i prezzi venivano scritti a mano e la rapidità del sistema era legata all’uomo.
A metà degli anni ‘80 arrivano i primi computer anche al NYSE, il cambiamento ha inizio. Cambiano infatti le regole, sempre più gli scambi vengono affidati ai computer.
L’ex broker di New York ricorda nell’articolo che citavo prima, come negli anni ‘80 entrando nella Borsa doveva muoversi tra 5.000 broker urlanti, oggi sono soltanto 250 o meno.
Le Borse sono state quindi digitalizzate. Gli scambi avvengono su sistemi completamente informatizzati e l’informatizzazione ha dato spazio a nuove forme di investimento, ed ha anche aperto le porte a nuovi investitori.
Sì, perché prima investire direttamente in Borsa era molto costoso. Invece l’informatizzazione dell’accesso ai mercati borsistici ha drasticamente ridotto il costo. Quale costo? Brutto dirlo, ma è quello umano. Se lo fanno le macchine costa meno, perché non devono andare al bagno, non gli viene la febbre, non devono andare in ferie con le relative famiglie. E poi sono super veloci.
Il termine più utilizzato per indicare oggi l’evoluzione dei mercati finanziari è fintech, tecno finanza in italiano.
Questa forte evoluzione ha portato all’introduzione delle cifre decimali nelle operazioni di cambio e poi all’introduzione delle cifre subdecimali: 0,0001 – 0,9999. Sono nati nuovi strumenti finanziari come gli ETF.
Come scrive Polcari, la tecnofinanza è “velocità, tecnologia intelligente, esecuzioni automatizzate”. Gli algoritmi intelligenti prendono in carico le transazioni e le eseguono per l’uomo, tutto avviene in frazioni di secondo. Negli USA circa il 60% – 70% delle transazioni borsistiche avviene su sistemi ad alta frequenza: High-frequency trading (HFT).
Ma tutta questa tecnologia ha bisogno di regole.
A questo punto Polcari fornisce la sua risposta alla domanda che ha aperto questo articolo di riflessione. Quindi: quale sarà il futuro dei mercati di scambio nell’era della tecno finanza?
Secondo il veterano del NYSE, il futuro dei mercati borsistici è luminoso e non potrà che essere così, perché faranno da centro di regolamentazione delle transazioni finanziarie. Egli spiega che anche se le aziende fintech tentano in ogni modo di deregolamentare il settore, le regole sono necessarie ed egli spera che il Legislatore non ceda mai alle pressioni delle società della tecnofinanza che vorrebbero invece deregolamentare.
E spiega con una battuta il perché: “Vogliamo fare la stessa fine che fecero i mercati globali tra il 2007 e il 2010, a causa dei prodotti derivati non regolamentati?
Chi ci ha perso tutto o quasi, ancora avverte il dolore della perdita.
Ma si potrebbe andare anche più indietro nel tempo e cioè al venerdì nero del 1929, o al tracollo finanziario del 1873 (la prima “vera” grande depressione americana).
Anche il più perfetto dei sistemi informatici, se manipolato (e può essere facilmente manipolato) può dare vita a un mostro che si mangia i fondi di tutti a favore di pochi. A tal proposito è interessante da vedere il film “Money Monster – L’altra faccia del denaro”, con George Clooney e Julia Roberts.
Quindi se mancano le regole, se i mercati vengono deregolamentati, se venissero eliminati i centri di riferimento quali le Borse mondiali da sempre sono, ci ritroveremmo in un mondo tecnofinanziario selvaggio, dove i flash crash diventano la regola, dove i pump e dump si ripetono ciclicamente.
Chi ha investito in criptovalute sa bene cosa significa tutto questo.
L’interconnessione globale dei mercati a cui oggi internet ci ha portati, cioè con la possibilità di avere realmente un mercato unico costantemente influenzato da eventi che avvengono a migliaia di chilometri di distanza, pone l’intero sistema in una posizione delicata.
Polcari riflette che un evento esogeno, non calcolato dagli analisti o dall’intelligenza artificiale, potrebbe avere lo stesso effetto di un bastone nella ruota di un calesse: la ruota va in frantumi o si sgancia dal calesse e il calesse rovina in terra con tutto il suo prezioso carico.
In altre parole. Come reagirebbero gli algoritmi e i sistemi elettronici a un evento esogeno, esterno, non calcolato? I decisori sono diventati loro, i computer, l’uomo ha un ruolo puramente manageriale.
Ecco perché le regole e le Autorità di regolamentazione finanziaria come la Consob o la SEC, conclude Polcari, dovranno porre molta attenzione.
Accennavo prima alle criptovalute, ebbene per Polcari questa è la parte della storia non ancora scritta, quella che è appena iniziata.
Queste le sue parole:
“Le valute digitali diventeranno reali con la maturazione della globalizzazione. Una valuta accettata in tutto il mondo permetterà un’esplosione del trading e del commercio. Anche se ora sembra molto incerto, non lo sarà tra qualche anno. L’ICE (Intercontinental Exchange), di proprietà del NYSE e una serie di altre Borse, ha appena introdotto una borsa “regolamentata” per sostenere e legittimare le valute digitali. Quindi, questa parte della storia è appena iniziata.”
Per chiarezza bisogna aggiungere che le criptovalute non sono il tutto delle valute digitali, ma solo una parte di esse.
Quindi investire sì, ma dove ci sono le regole semplicemente per non farsi del male. Prima di iniziare a investire, leggi questi 7 argomenti da sapere prima di fare investimenti.
Benvenuto nel futuro dei mercati di scambio.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.