Guida alla scoperta dei maggiori indici degli Stati Uniti: S&P 500, Dow Jones, Nasdaq Composite, Russell. Ottimo articolo per chi vuole saperne di più prima di comprare azioni e partecipazioni in fondi USA.
In questa guida che fa seguito alla guida fintech e le prospettive d’investimento dirompenti per i prossimi anni, parleremo degli indici S&P 500, Dow Jones, Nasdaq e degli Indici Russell, della loro composizione, come si calcolano e nozioni storiche.
Mettiti comodo che iniziamo.
Comunemente noto come Dow Jones è l’indice storico della Borsa di New York, inventato da Charles Dow e dal socio Edward Jones nel 1896. L’indice rappresenta le prime 30 aziende del NYSE e tra esse troviamo Walt Disney Company, Exxon Mobil Corporation, Microsoft Corporation.
Inizialmente il Dow includeva solo 12 compagnie statunitense, ma per l’epoca rappresentavano una buona fetta dell’economia, che in prevalenza copriva il settore industriale e delle materie prime: gas, petrolio, zucchero, cotone, ferrovie, tabacco.
A partire dal 1928 l’indice ha raggiunto i 30 componenti che nel tempo sono variati ben 51 volte. L’ultima variazione è avvenuta il 26 giugno 2018, quando la Walgreens Boots Alliance Inc. ha sostituito la General Electric Company.
Come viene calcolato il Dow Jones. L’indice è ponderato in base al prezzo, quindi le azioni con maggiori quotazioni azionarie pesano di più all’interno del Dow Jones. Inizialmente la media veniva calcolata aggiungendo i prezzi delle 12 scorte del componente Dow e dividendo per 12. A causa di fusioni e scissioni, nel tempo sono state aggiunte divisioni e sottrazioni all’indice per tenere conto di queste variazioni.
Il Nasdaq è una Borsa con sede a New York in Times Square, l’acronimo sta per National Association of Securities Dealers Automated Quotation. La sua caratteristica peculiare risiede nel fatto di essere il primo mercato borsistico al mondo completamente basato su una rete di computer.
L’indice più famoso del mercato è il Nasdaq Composite Index che rappresenta oltre 3.300 azioni ordinarie tra cui: common stock, fondi comuni di investimento mobiliare (REIT), ecc.
Il Nasdaq Composite non fa riferimento solo a compagnie che risiedono negli Stati Uniti d’America, ed è questa una caratteristica che lo distingue notevolmente dagli altri U.S. Index.
Per calcolare il Nasdaq Composite Index si usa una metodologia di ponderazione della capitalizzazione di mercato. Il valore dell’indice è quindi pari al valore totale dei pesi delle azioni di ciascun titolo. Il totale viene regolato dividendolo per un divisore di indice, che ridimensiona il valore in una figura più appropriata. L’indice varia ogni secondo, ma il valore di riferimento di giornata è quello delle ore 16:16.
L’indice Standard & Poor’s 500 (S&P 500) è un indice ponderato delle 500 più grandi compagnie statunitensi quotate alla Borsa di New York, negli indici Nasdaq e Dow Jones presentati in precedenza. Esso è uno dei numerosi indici “coniati” dalla società di rating Standard & Poor’s.
Il criterio di scelta delle compagnie che ne entrano a far parte è molto semplice, le prime 500 per capitalizzazione di mercato, scelte dal Comitato di gestione dell’indice S&P 500.
L’indice è il miglior indicatore dell’andamento dei titoli azionari delle più grandi società USA quotate in borsa.
Il calcolo dell’indice S&P 500 è abbastanza semplice, basta sommare il capitale di mercato di ogni singola compagnia inserita nel benchmark. Per calcolare la ponderazione (il “peso”) di ciascuna compagnia all’interno del paniere, si prende la capitalizzazione di mercato della società e dividendola per la capitalizzazione totale di mercato dell’indice. Se, ad esempio, volessimo calcolare la ponderazione di Best Buy all’interno dell’indice, prendiamo la capitalizzazione di mercato della compagnia (18,79 miliardi di USD) e la dividiamo per la capitalizzazione dell’indice (22,68 trilioni di USD): ammesso abbiate una calcolatrice in grado di fare il calcolo.
L’indice S&P 500 si compone di sole azioni flottanti, cioè quelle che si possono pubblicamente acquistare e vendere in Borsa. Ogni qualvolta una compagnia aumenta o diminuisce il numero di azioni, l’indice si adegua per compensare l’immissione o il ritiro.
Il valore dell’indice S&P 500 si calcola con una formula in parte segreta, perché è necessario sommare i limiti di mercato rettificati di ciascuna società e dividere il risultato per un divisore noto solo ai gestori dell’indice.
Lo Standard & Poor’s 500 non è l’unico indice S&P, la famiglia è molto numerosa e conta ben 1200 indici. I principali sono:
Quelli appena menzionati fanno tutti riferimento alle società quotate alla Borsa di New York, mentre gli altri sono globali ed abbracciano altri mercati.
Accanto all’indice sono nati una serie di fondi d’investimento gestiti da varie società finanziarie, che replicano le performance dell’Indice di riferimento.
I principali fondi S&P 500 sono quattro:
Il primo, l’indice S&P 500, è preferito dagli investitori istituzionali grazie alla sua profondità e ampiezza, questi lo considerano più rappresentativo del Dow 30 Industrial.
Il Dow Jones Industrial Average è invece storicamente associato al trading al dettaglio dei piccoli operatori interessati ad un portfolio che contiene azioni del mercato USA.
Gli indici della Standard & Poor’s, tra cui S&P 500, sono simili alla famiglia di indici Russell, entrambi sono indicizzati e ponderati in base alla capitalizzazione di mercato (se non indicato diversamente).
C’è però una sostanziale differenza nella costituzione degli indici S&P e Russell:
L’indice Russell 3000 comprende le prime 3.000 compagnie quotate negli USA per capitale di mercato. L’indice rappresenta circa il 98% di tutti i titoli azionari degli Stati Uniti d’America.
L’indice Russell 3000 è la sorgente da cui nasce l’intera famiglia degli Indici Russell, come:
Per quanto riguarda la strategia, il Russell 3000 è completamente passivo rispetto all’andamento dei titoli che rappresenta.
Alcuni investitori usano il Russell 3000 come una buona soluzione per diversificare il capitale investito, ma questa visione è un grossolano errore.
Bisogna, invece, diversificare tra materie prime, materie preziose come l’oro, investire in criptovalute, ecc. Solo così si ottiene un ampio portafoglio d’investimento.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.