Come investire nei Non fungible token (NFT), la nuova nicchia sorta all'interno del mercato delle criptovalute che attrae interessi.
Impazzano e sono sulla bocca di tutti, se il 2019 e il 2020 sono stati gli anni dei servizi di finanza decentralizzata, in particolare i DEX e gli AMM, quest’anno sono i non fungible token (NFT) a finire sotto la lente d’ingrandimento di curiosi e ovviamente anche di noi investitori.
Eppure gli NFT sono in circolazione da alcuni anni e una delle prime interessanti applicazioni decentralizzate ad averle rese note è CryptoKitties, simpatici gattini digitali resi unici da uno smart contract sulla Ethereum Network che, a partire dal 2017, sono stati venduti molto più che a “peso” d’oro.
Per molti si tratta solo di token adatti alla crypto art (l’arte crittografica), ma in realtà questa è una visione riduttiva degli NFT e il perché lo spieghiamo subito, fornendo una ampia definizione di cos’è un non fungible token (NFT) e come si riconosce che esso è tale.
Un non-fungible token (NTF) “è utilizzato per identificare qualcosa o qualcuno in un modo univoco”, ci spiegano gli sviluppatori della Ethereum Foundation. Gli NFT, detto con altre parole, rappresentano in maniera univoca un oggetto digitale o del mondo reale, e servono come certificati per la verifica dell’autenticità e del possesso dell’asset attraverso una blockchain network (fonte: Binance Academy).
Gli NFT nascono sulla piattaforma Ethereum, dove sono regolamentati attraverso lo standard ERC-721, ERC-721 Non-Fungible Token Standard, in seguito migliorato dallo standard ERC-1155 per unire su un singolo contratto i token fungibili e non fungibili. Sulla piattaforma TRON, invece, lo standard è una derivazione e prende il nome di TRC-721.
Questi token sono l’ideale per essere usati su piattaforme che offrono oggetti digitali da collezione, chiavi di accesso, ticket della lotteria, posti a sedere per concerti e/o competizioni sportive, ecc.
Appunto perché non servono solo per la CryptoArt, gli NFT hanno la necessità di uno standard che ne identifichi le caratteristiche da un punto di vista squisitamente tecnico, e che consenta anzitutto agli sviluppatori di programmarli in maniera corretta.
La caratteristica tecnica che li rende unici rispetto ad altri token, ad esempio gli ERC-20, è il “visuale” che può essere a loro associato. Gli ERC-721 sono infatti dotati di una variabile uint256 chiamata tokenId. Questa variabile permette ad una dApp dotata di un “convertitore”, di usare la variabile tokenId come input per produrre in uscita una immagine di qualcosa ritenuto essere interessante, come armi, dipinti digitali, gattini, zombie, abilità (fonte: Ethereum Docs).
Si comprende, quindi, che si va ben oltre la crypto art intesa come opera d’arte digitale o digitalizzata conservata in uno smart contract ERC-721 (ERC-1155 o TRC-721). Si pensi, ad esempio, al mondo dei video game. Ciascun gamer potrà avere la propria armatura personale e unica rispetto a quella posseduta da altri, ciascuno potrà scegliere e comprare una spada personalizzata.
E cosa dire di un biglietto NFT per la prima al Teatro alla Scala di Milano con una immagine artistica celebrativa?
Per capire le possibilità dei non fungible token (NFT), scopriamo in breve alcuni dei più popolari progetti che in questi anni hanno catturato il cuore degli early adopter.
Questi casi d’uso rendono più comprensibile cosa sono i non fungible token (NFT) e come essi oltre ad alimentare il mercato della crypto art, possono fare molto di più.
Abbiamo spiegato cos’è un NFT e presentato in sintesi alcuni dei progetti più riusciti degli ultimi anni, ma dove risiede l’interesse economico per l’investitore?
Qui entrano in gioco gli NFT artistici (Kryptokitties, Gods Unchained, le opere d’arte digitali e altri), i quali possono essere acquistati da un catalogo o all’asta e poi rivenduti in un secondo momento ad un prezzo superiore per guadagnare… si spera.
Operare sul marketplace di ciascuna dApp è poco praticabile per l’investitore, per questo in soccorso sono nate piattaforme dedicate come OpenSea.
Tali piattaforme sono vere e proprie borse di scambio degli NFT che hanno un valore economico, o che si spera ne possano avere in un prossimo futuro. Su di essi risultano in vendita gli oggetti digitali da collezione, nomi di dominio, trading card, arte crittografica, ecc.
Ciascuna piattaforma dedicata agli NFT, ha anche un suo proprio token NFT acquistabile e su cui l’investitore può investire.
Secondo CoinMarketCap sono disponibili al trading 132 token NFT, qui la lista, ma è sicuramente destinata a crescere.
Su quali token NFT investire? Il mercato è immaturo, il consiglio è di studiare i singoli progetti e di seguirli per capire quello che presenta il progetto e la visione più robusta.
Nell’illustrare cos’è un non-fungible token (NFT), siamo stati un po’ tecnici spiegando che esso è legato ad uno standard informatico. Questo perché è necessario comprendere l’aspetto tecnico sottostante se non si vuol incorrere nel rischio di incappare in siti web truffaldini e/o false community che propongono NFT che in realtà non sono tali.
Come capire se un progetto proponente uno smart contract NFT non è un falso? Per quanto riguarda Ethereum la lista completa dei non-fungible token (NFT) è su Etherscan: https://etherscan.io/tokens-nft.
Una riflessione a parte è necessaria per le opere d’arte e per gli oggetti del mondo reale tokenizzati e venduti come NFT. Chi garantisce la reale univocità? Potrei cioè tokenizzare un’opera d’arte come NFT su Ethereum, quindi su TRON e magari anche su Binance Chain, e provare a vendere ciascuno come NFT univoco di quell’opera, al solo scopo di intascare più soldi, ovviamente truffando i malcapitati.
Ne emerge quindi un problema di standardizzazione delle procedure e di trasparenza che anche i protocolli blockchain, da soli, non possono risolvere. Il problema del Garbage-in, Garbage-out (Gi-Go), è da tenere sempre in debita considerazione.
I non fungible token (NFT), rispettando la natura multiforme degli asset crittografici, non si inseriscono in modo netto in una categoria ben definita, ma si collocano tra la finanzia decentralizzata, le attività hobbistiche e ludiche dei collezionisti, e l’arte digitale crittografica (crypto art).
Il settore è solo agli inizi, immaturo e per ora molto “ipercomprato”. Attenzione, quindi, perché non tutte le opere che oggi ricevono alte quotazioni manterranno il prezzo, comprese quelle battute da Christie’s.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.