TON Telegram è ufficialmente un progetto morto. Pavel Durov lo ha annunciato con un messaggio personale. Ma cosa ci lascia in eredità questa esperienza?
Pavel Durov, fondatore di Telegram ha annunciato in un comunicato stampa di martedì 12 maggio che Telegram lascia ufficialmente il progetto, ovvero, che TON è morto.
Il motivo è scaturito dalla decisione dello US SEC di impedire che TON potesse nascere lo scorso mese di ottobre 2019. Con una ingiunzione urgente presentata ad una Corte dello Stato di New York, la Commissione per i titoli azionari e i mercati di scambio aveva ottenuto non solo il blocco del lancio di TON, ma successivamente che la criptomoneta Gram non venisse distribuita a cittadini degli USA.
Cosa più assurda, l’Autorità statunitense ha ottenuto dalla Corte che il lancio venisse bloccato anche in qualsiasi altra giurisdizione mondiale, pur non avendo gli USA autorità sulle giurisdizioni di altre nazioni per il semplice motivo che i cittadini statunitensi avrebbero potuto facilmente circuire i divieti.
Durov l’ha spiegata bene con un esempio molto vicino a noi italiani. “Questa corte ha deciso che altre nazioni non hanno sovranità per decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato per i propri cittadini. Se gli USA decidessero di vietare il caffè e intimassero ai bar italiani di chiudere perché alcuni statunitensi potrebbero andare lì a prendere il caffè, dubito che qualcuno possa essere d’accordo”, spiega Durov. Ma nei fatti è quanto accaduto con TON vuol farci capire.
Per capire il perché il SEC abbia fatto tutto questo, bisogna spiegare l’obiettivo che Durov intendeva raggiungere.
TON avrebbe dovuto essere integrato in Telegram, fornendo al servizio di messaggistica istantanea un sistema economico chiuso simile a Bitcoin che avrebbe fatto da mezzo di pagamento elettronico dotato di moneta propria, e simile a Ethereum per quanto riguarda le applicazioni decentralizzate che si sarebbero potute installare, compreso un exchange.
Se a questo si aggiunge che Telegram può contare su 400 milioni di utenti in tutto il mondo, si comprenderà il perché il SEC sia impallidito.
Il discorso non è dissimile da Libra che però non ha fatto neppure a tempo a costruirlo il suo sistema di pagamento. In questo caso ci hanno pensato i politici a richiamare Zuckerberg all’ordine e a fargli capire che la supremazia del dollaro non può essere messa in discussione.
Chi gestisce la politica monetaria? Le Banche centrali dei governi, e fintanto che una criptovaluta resta confinato tra poche decine di migliaia di cultori o di investitori, può anche andare bene, ma se essa sistematicamente entra a far parte di un progetto digitale che abbraccia centinaia di milioni di persone, è come costituire uno stato digitale con una politica monetaria indipendente. Qui intervengono gli Stati e bloccano tutto.
Sì, perché i social network sono piazze, digitali, ma fatte di persone reali e aggregano milioni di persone da ogni parte del mondo.
Immaginate cosa potrebbe accadere se a una piattaforma del genere gli fosse data la possibilità di creare la propria moneta? Avremmo uno stato sovranazionale con proprie regole (quelle del social network) e una propria moneta come mezzo di scambio: la rivoluzione digitale di una azienda privata.
Nessun Paese al mondo consentirà mai una cosa del genere.
Ma è anche vero che gli USA non possono decidere per altre giurisdizioni, andrebbe quindi consigliato a Durov di rivolgersi alle corti internazionali per far valere i suoi diritti e quelli di quanti nel progetto TON hanno investito.
Si porrebbe finalmente la questione a livello internazionale una volta e per tutte.
Tuttavia il messaggio è chiaro. La politica monetaria la gestiscono i Governi attraverso le Banche centrali, il diritto di battere la moneta spetta ai Governi e chiunque tenti in qualche modo di intaccare questo diritto finirà in tribunale, umiliato.
TON Telegram e Facebook Libra lo dimostrano.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.