Il prezzo del petrolio potrebbe risalire con l'alleanza tra gli USA e l'Arabia Saudita, ma bisogna tenere in considerazione il fattore della reale domanda di greggio nel mondo: è in crollo.
Il prezzo del petrolio prova a risalire dopo i minimi storici raggiunti nelle ultime settimane. Nuove alleanze cercasi e una in particolare sembra profilarsi all’orizzonte tra gli Stati Uniti d’America e l’Arabia Saudita.
Su questa alleanza scommettono gli investitori nel petrolio, infatti, il light crude è risalito del +5,39% al barile al momento della pubblicazione e il Brent del Mare del Nord è risalito di circa il +3%.
L’accordo è una possibilità ha detto il Segretario all’energia statunitense Dan Brouillette.
Anche il piano della Fed che prevede un quatitative easing illimitato ha favorito la risalita del prezzo del petrolio ieri, il quale resta comunque a livelli molto bassi.
Resta sul tavolo la bassa domanda del petrolio, cioè la richiesta reale da parte dei Paesi consumatori di petrolio greggio, da impiegare in industrie ferme da giorni o da settimane in base alle aree geografiche.
Lo scorso 6 marzo a Vienna si era tenuta la programmata riunione dell’Opec allargata ai Paesi non membri, il cosiddetto OPEC+, che ha ormai di fatto un potere concreto sulle decisioni dell’Opec.
La Russia (membro OPEC+) aveva posto il suo veto alla scelta di tagliare ulteriormente la produzione di greggio in una fase in cui era già chiaro che la crisi economica derivata dal nuovo coronavirus avrebbe fatto calare notevolmente la domanda.
Ma la Russia ha detto no alla proposta di un ulteriore taglio di 1,5 milioni di barili di petrolio che si sarebbero aggiunti ai 2,1 milioni di barili già tagliati in precedenza.
La scelta della Russia di non appoggiare l’iniziativa dell’Opec che avrebbe compensato il calo della domanda con il taglio alla produzione, dando equilibrio al prezzo del petrolio, aveva fatto crollare il prezzo dell’oro nero a livelli che non si vedevano da decenni.
Il resto lo ha fatto il crollo della domanda reale con gli stop alla produzione di beni sostanzialmente in gran parte del mondo.
Il prezzo del petrolio greggio è attualmente a 23,84 USD in calo del -2,34%, mentre il prezzo del Brent tiene a 27,76 USD con un lieve calo a -0,13%.
Se guardiamo invece al prezzo del basket OPEC, il prezzo di lunedì 23 marzo è a 24,72 USD contro i 28,57 USD di venerdì 20 marzo. Il basket OPEC tiene conto dei prezzi del petrolio di tutti i Paesi membri dell’Organizzazione internazionale.
Poco fa in Italia le organizzazioni sindacali che rappresentano i distributori di carburante, hanno annunciato che le stazioni di rifornimento lungo le autostrade italiane cominceranno a chiudere a partire dal giorno 25 marzo e proseguiranno la chiusura il giorno 26 marzo. La chiusura avverrà a tempo indefinito.
L’associazione lamenta che a fronte del calo dell’80% nell’erogazione di carburanti lungo la linea autostradale, nessun aiuto economico è giunto ai piccoli imprenditori e sono ormai in una situazione critica.
Il decreto ‘Cura Italia’, denunciano, non li ha fatti rientrare tra le categorie che beneficeranno degli incentivi, a causa di un vizio di forma.
Di conseguenza alla già scarsa domanda di carburante si aggiungerà l’impossibilità da parte dei pochi mezzi in circolazione di rifornirsi. Condizione che ridurrà ulteriormente i consumi di carburanti. Alle raffinerie italiane non resterà che ridurre il loro ciclo produttivo ulteriormente, richiedendo ai Paesi produttori ancor meno petrolio da raffinare.
Ma non è ovviamente la sola Italia. La Spagna, la Francia sono ferme in Europa. Anche la Germania ha rallentato e lo stesso si è deciso a fare anche il Regno Unito.
Rallenta anche l’enorme economia degli Stati Uniti con New York semi blindata.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.