Il Petrolio è ai minimi storici da 17 anni, ma il prezzo dei derivati alla pompa resta alto: come mai questa enorme disparità? Cosa accadrà quando tutto tornerà normale?
Il prezzo del Wti del Texas è sceso a 20,7 USD al barile in calo del -3,63% ieri lunedì 30 marzo, mentre il prezzo del petrolio greggio ieri sera è andato sotto i 20 USD per alcuni minuti, riportando indietro le lancette della storia di ben 17 anni.
Nonostante ciò i prezzi di benzina e gasolio alla pompa, almeno in Italia, non sono diminuiti affatto se non di pochi centesimi. Una situazione che le associazioni dei consumatori hanno notato e che ha fatto scattare qualche allarme sulla presunzione di un atteggiamento speculativo da parte delle compagnie o dei gestori.
Come fa notare Teleborsa, il greggio nordamericano, che è di qualità migliore rispetto al greggio mediorientale, ha un prezzo intorno ai 20,5 USD al barile. Anche il prezzo del Brent del Mare del Nord, sempre di ottima qualità, vale 23 dollari al barile.
Da inizio 2020 le due qualità di greggio hanno perduto circa il 66% del loro valore, portando il valore del petrolio a un più che dimezzamento.
Ma i prezzi alla pompa, un po’ in tutta Italia, restano alti anche presso le pompe bianche.
Secondo il portale prezzibenzina.it, il prezzo della benzina oscilla tra gli 1,368 euro al litro e gli 1,859 euro al litro.
Ci sono poi delle eccezioni come a Livigno, dove il prezzo è sotto l’euro a 0,972 al litro.
Questa disparità di prezzi indica appunto che c’è qualcosa che non va e che con molta probabilità chi si sta rifornendo nelle pompe dove i prezzi non sono calati, paga qualcosa che non dovrebbe pagare.
Anche per il gasolio il discorso è lo stesso. I prezzi oscillano tra gli 1,238 euro al litro e i 1,759 euro al litro.
Sempre a Livigno, il prezzo è invece intorno ai 0,853 euro al litro.
In buona sostanza le compagnie petrolifere, vista la situazione del prezzo del petrolio ai minimi storici e data la condizione di fermo di gran parte delle industrie e attività che comporta una drastica riduzione nella vendita dei derivati, sta chiedendo ai consumatori finali di partecipare alle sue perdite.
In pratica ha riversato sul consumatore le perdite subite in questo periodo.
Seppure è vero che le politiche d’investimento sono di lungo periodo e quindi una eccessiva riduzione del prezzo comporterebbe perdite elevate alle compagnie, c’è da domandarsi cosa accadrà quando tutto tornerà alla normalità.
Cosa dovrà aspettarsi il consumatore finale nel momento in cui si tornerà a consumare petrolio e derivati come prima? Il prezzo del petrolio tornerà su per effetto della domanda e dell’offerta, i prezzi alla pompa saranno rimasti pressoché invariati e il rischio sarà quello di trovarsi benzina e gasolio prossimo o pari ai 2 euro.
A quel punto sarà corsa all’ibrido e al puramente elettrico. In pochi anni queste auto abbatteranno il costo per effetto della domanda aumentata e useremo sempre meno i derivati del petrolio.
Codacons ha allertato ben 104 Procure della Repubblica segnalando quanto sta avvenendo in Italia. La richiesta dell’associazione dei consumatori è che partano indagini per aggiotaggio e manovre speculative sui derivati pretroliferi.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.