Anche il ministro dell'economia francese esprime le sue preoccupazioni per la manovra economica italiana. Intanto ieri sera è intercorsa una telefonata 'cordiale' tra il presidente Juncker e il presidente Conte.
A meno di quarantotto ore dall’approvazione della manovra finanziaria 2019 nel Consiglio dei Ministri di lunedì sera e dopo la telefonata di ieri tra Junker e Conte, questa mattina interviene il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire, il quale durante l’intervista con la radio francese Classique ha affermato che: “Tutte le decisioni che vengono prese a Berlino, Roma, Parigi o Bruxelles hanno un’incidenza su di noi e gli altri Paesi della zona euro. Il ripiegamento su sé stessi, decisioni prese senza alcuna considerazione per i partner non porteranno assolutamente da nessuna parte, non faranno che indebolire la zona euro.”
Quindi il ministro Le Maire ha continuato la sua riflessione aggiungendo:
“Valutare la manovra italiana spetta alla Commissione europea, è lei responsabile. L’unica cosa che posso dire, che vorrei spiegare, è che siamo 19 Paesi (quelli che adottano l’euro, ndr), siamo tutti sulla stessa barca, siamo all’interno di un’unione monetaria, abbiamo scelto la stessa moneta e nessuno può considerare che la sua sorte non abbia un impatto su quella degli altri.”
Il ministro dell’economia non entra a gamba tesa nella politica italiana e nel suo giudizio, ma il senso di quanto afferma è chiaro a tutti: le scelte economiche del governo italiano preoccupano tutti nella UE.
Ieri intanto c’è stata una telefonata tra il Presidente della Commissione UE Jean Claude Juncker e il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Secondo le fonti la telefonata è stata cordiale.
Il presidente Conte ha avuto modo di rassicurare il presidente Juncker che la manovra finanziaria italiana è solida e strutturata, e che il deficit programmato al 2,4% per il 2019 è stato pensato per garantire la crescita economica e lo sviluppo sociale dell’Italia. Conte durante la telefonata ha rassicurato che il deficit scenderà nel biennio successivo per contenere l’indebitamento del nostro paese.
Il presidente Juncker, dal canto suo, durante la giornata di ieri non aveva risparmiato riflessioni inequivocabili su cosa pensa della manovra finanziaria italiana: “Alcuni Paesi ci coprirebbero di ingiurie e invettive con l’accusa di essere troppo flessibili con l’Italia.”
Nonostante tutto Juncker vuole dimostrarsi privo di pregiudizi e pronto al dialogo con il governo italiano.
Anche il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha ribadito che quello che serve ora è un dialogo rispettoso tra la Commissione UE e l’Italia.
Le parti principali della manovra economica l’avevamo presentata in un articolo dedicato, ma col passare delle settimane e dei giorni ha preso la sua forma fino a quella quasi definitiva approvata durante il Consiglio dei Ministri di lunedì 15 ottobre sera.
Adesso mancano ancora i passaggi parlamentari dove potrà essere ulteriormente modificata, ma i punti cardine non saranno modificati a meno di sorprendenti cambiamenti.
Con 12,5 miliardi il governo sterilizza l’IVA evitando l’aumento delle aliquote rispettivamente: dal 10% all’11,5% e dal 22% al 24%.
Addio alla riforma delle pensioni voluta dal governo Monti, la riforma Fornero cederà il posto alla “quota 100” da febbraio 2019: costo 7 miliardi di euro.
Il reddito di cittadinanza peserà sulle casse per 9 miliardi di euro, di cui 2,6 miliardi da attingere dalle risorse predisposte per il Rei. La misura entrerà in vigore nel primo trimestre 2019, tempo tecnico di aggiornare gli uffici per l’impiego. Il contributo massimo di 780 euro verrà caricato sul bancomat probabilmente e le spese saranno monitorate non si sa ancora come. Resta l’obbligo di otto ore di disponibilità settimanali al comune di residenza.
Aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi già ha presentato la dichiarazione dei redditi.
La flat tax è prevista al 15% solo fino a 65.000 euro, la seconda aliquota al 20% per ora è saltata a causa delle coperture insufficienti.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.