Dopo il rimbalzo sui mercati asiatici e con l'aumento del prezzo del petrolio, le borse europee si muovono in rialzo. La stabilizzazione dei mercati si è
Dopo il rimbalzo sui mercati asiatici e con l’aumento del prezzo del petrolio, le borse europee si muovono in rialzo. La stabilizzazione dei mercati si è avviata già nella tarda giornata di lunedì: il Dax e lo Ftse 100 hanno, infatti, chiuso al di sopra dei minimi intragiornalieri. In Asia, le borse hanno sperimentato un rimbalzo, spinte dai titoli delle società finanziarie e delle imprese fornitrici di materiali. L’Asx 200 ha chiuso in rialzo dell’1,30%, il Nikkei ha terminato la giornata con un guadagno dell’1,14% e lo Hang Seng ha registrato un incremento dello 0,63%. Gli investitori ipotizzano che Trump possa non riuscire a ottenere l’approvazione delle misure sulle restrizioni al commercio internazionale.
Le dichiarazioni di Praet sull’abuso delle strategie di uscita e sul ruolo del tasso sui depositi, che forniscono indicazioni sulla politica dei tassi della Bce e lasciano implicitamente intendere la prosecuzione delle misure espansive, paiono avere sostenuto i mercati europei. Tra questi, il Dax si muove in rialzo, mentre il Ftse 100 rimane praticamente invariato.
Il Wti è aumento dello 0,8% a 48,11$, continuando a gravitare intorno ai 48,00$ da più di una settimana. Tale andamento del prezzo riflette il consolidamento delle gravi perdite subite all’inizio del mese a causa del notevole incremento delle scorte di greggio dovuto all’aumento della produzione negli Stati Uniti e dall’attuazione soltanto parziale dell’accordo dell’Opec sulla riduzione della produzione da parte di alcuni paesi produttori. Nella giornata di oggi, le notizie sul calo della produzione in Libia e le voci secondo cui l’Opec potrebbe prorogare la durata dell’accordo di Vienna hanno contribuito al rialzo del greggio.
Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Handelsblatt, un documento a uso interno del ministero delle Finanze di Berlino sostiene che due anni non saranno sufficienti a raggiungere un’intesa definitiva sulla Brexit. Si raccomanda, quindi, un accordo provvisorio al fine di evitare la possibile instabilità finanziaria. Per l’UE, l’unico precedente è dato dalla Groenlandia: in quel caso, occorsero tre anni prima per giungere a un accordo definitivo. Considerato che, molto probabilmente, i negoziati con la Gran Bretagna saranno di gran lunga più complessi, l’arco di tempo è fin troppo ristretto.
Allo stesso tempo, secondo un sondaggio effettuato dalla Dihk, la camera dell’industria e del commercio tedesca, tra le imprese maggiormente legate al Regno Unito, ha mostrato come molti si attendano che, in futuro, il recesso della Gran Bretagna dal Regno Unito avrà gravi conseguenze economiche. Per tale motivo, diverse società stanno iniziando a riportare gli investimenti in Germania.
L’indice Ifo sulla fiducia del settore dei servizi è sceso dal 108,6 di febbraio al 108,1 di marzo, mentre l’indicatore delle condizioni attuali ha sperimentato un evidente miglioramento. Tuttavia, l’indice delle aspettative ha subito una flessione.