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Coronavirus, Confindustria e piano di rilancio per ‘una reazione immediata’

Pubblicato: Mar 22, 2020, 09:03 GMT+00:00

Confindustria pensa al piano di rilancio dell'Italia come reazione immediata per ripristinare l'economia di un Paese che già prima aveva le sue urgenze.

Piano di rilancio

Come una guerra e quando tutto sarà finito lo vivremo come un dopo guerra. Queste le comparazioni che politici e industriali fanno per spiegare quanto sta accadendo, ma rispetto a una guerra vera c’è molta differenza, tuttavia, anche se nessun ordigno esplosivo butta giù palazzi e infrastrutture e industrie come in una guerra vera, ci sarà comunque da ricostruire. Bisognerà rifare “l’abito” all’economia italiana. Bisognerà cucire pezzo pezzo un nuovo abito e sarà bene farlo con tessuto nuovo appunto. Servirà un piano di rilancio.

Confindustria ci ha già pensato, ora, che siamo nell’emergenza perché vi sia “una reazione immediata” quando tutto questo sarà finito. In effetti non si può attendere che l’emergenza termini prima d’occuparsi del dopo: bisogna occuparsi allo stesso tempo dell’emergenza sanitaria e dell’emergenza economica. Le incertezze, altrimenti, causeranno danni ulteriori all’economia italiana, a quell’economia per ora come sospesa fuori dal tempo.

“Sia però chiara una cosa: stiamo combattendo una guerra, e per non trovarsi solo con macerie bisogna occuparsene ora”, aveva detto Vincenzo Boccia ieri durante l’intervista rilasciata al quotidiano online La Stampa.

Confindustria e il per far ripartire l’Italia dopo il nuovo Coronavirus

Per Confindustria la situazione è chiara, come è chiaro ciò che serve: “un ingente flusso di liquidità attraverso garanzie e finanziamenti agevolati che consentano di diluire nel lungo termine l’impatto della crisi senza appesantire eccessivamente i debiti pubblici nazionali.”

Il presidente di Confindustria pensa a un fondo di garanzia europeo da estinguere su base trentennale e sul piano europeo, invece, Confindustria suggerisce l’introduzione di titoli di debito garantiti dall’Ue.

Il piano di Confindustria per il rilancio dell’Italia è sintetizzato in quattro punti articolati, che delineano il quadro degli interventi necessari:

  1. Piano di rilancio anticiclico straordinario finanziato con risorse europee che preveda l’emissione di debito europeo.
  2. Interventi urgenti per il sostegno finanziario delle imprese piccole, medie e grandi che prevedano la sospensione per tutte le imprese i versamenti fiscali e contributivi di prossima scadenza e allungamento del periodo di rateizzazione; rafforzamento del Fondo di Garanzia incondizionato per Pmi e Mid Cap. E ancora misure straordinarie di liquidità finanziate da Cassa depositi e prestiti, dal Fondo europeo degli investimenti e dalla Banca europea degli investimenti.
  3. Modifiche al contesto regolatorio europeo e nazionale per alleggerire i requisiti prudenziali e favorire i nuovi finanziamenti bancari ed eventuali misure di tolleranza sui prestiti in essere alle imprese danneggiate da Covid-19. Potenziare il nuovo Temporary Framework sugli aiuti di Stato approvato dalla Commissione Europea (lo stop al Patto di Stabilità). Ed ancora, definire strumenti europei e nazionali per semplificare il riconoscimento di COVID 19 quale causa di forza maggiore ai fini dell’esecuzione dei contratti.
  4. La creazione di un Comitato Nazionale per la tutela del lavoro (il CNEL?) che rappresenti un luogo permanente di confronto politico ed economico.

Cosa serve all’Italia per rilanciarsi?

L’elenco di cose da fare in Italia è lungo, come è lungo l’elenco di cose solo proclamate e mai fatte. Il piano di rilancio dell’Italia dovrà passare per queste emergenze pregresse mai affrontate davvero.

  • Abbiamo una Italia dimenticata che sono i terremoti degli ultimi decenni a cui sono state fatte solo promesse. Aiutarli significherebbe riattivare anche l’economia.
  • L’Italia viene giù appena fa un po’ di pioggia in più. Iniettare liquidità nella costruzione di ciò che serve per mettere in sicurezza il territorio dal dissesto idrogeologico creerebbe decine di migliaia di posti di lavoro.
  • Le infrastrutture di alcune regioni risalgono a tempi più che passati. In Sicilia, Basilicata, Sardegna, le linee ferroviarie sono in molti casi a un solo binario o non esistono. Ed è così su molte altre piccole linee ferroviarie secondarie del centro e del nord dell’Italia.
  • Ammodernare tutti gli edifici scolastici e universitari italiani, potenziare la scuola con strumenti nuovi.
  • Sviluppo di nuove economie locali e comunitarie connesse con il mondo (locali-globali) come quelle montane: l’Italia è ricca di paesi di montagna dalle Alpi agli Appennini.
  • Digitalizzare il Paese, formare gli italiani all’uso degli strumenti digitali attraverso un piano di formazione scolastica straordinario.
  • Conversione energetica e decarbonizzazione.

Andrà tutto bene se faremo andare tutto bene.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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