I prezzi dell'oro rischiano nuova pressione ribassista a breve: il rischio che la FED non tocchi ancora i tassi
I prezzi del future sull’oro, quotato in dollari al Comex, hanno attraversato quest’oggi la seconda sessione consecutiva di recupero spingendosi fino a quota 2337.3. Il rimbalzo in corso è giunto subito dopo i minimi registrati venerdì scorso a 2304.2, al culmine di una fase correttiva cominciata alla fine di maggio e che finora ha raggiunto un’estensione complessiva del -6.11%.
Il grafico a candele weekly evidenzia l’ampia fascia di oscillazione laterale che si sta formando subito a ridosso della zona di massimi storici di quota 2454.2. L’incognita più pesante relativa allo scenario di medio periodo (prossime quattro-otto settimane) è data dalla presenza di un ampio gap rimasto aperto verso la fine di marzo con il passaggio all’attuale contratto consegna 08/24.
Tale gap potrebbe fungere da richiamo per i prezzi determinando un’ultima fase di accelerazione ribassista a conclusione dell’intera correzione che prosegue ormai da due mesi. Le resistenze più solide fino al termine del mese di giugno sono tutte concentrate nell’ampia area che va da 2348.0/50.0 a 2373.0/2376.0.
È plausibile che, entro la fine della settimana in corso, i valori possono spingersi fino al test della vasta area delle resistenze prima di cedere il comando dell’oscillazione ai ribassisti. In questo caso le proiezioni fornirebbero primi obiettivi a 2248.0/50.0, virtualmente raggiungibili entro la fine di luglio. Solo il superamento consolidato di quota 2376.0, confermato da almeno una chiusura giornaliera superiore, potrebbe interrompere lo scenario descritto e cedere il passo al ripristino della tendenza rialzista di lungo periodo.
Ewa Manthey, Strategist delle Commodities presso ING, ha sottolineato che i prezzi dell’oro stanno affrontando nuove sfide a causa del rafforzamento del dollaro statunitense e del calo della domanda cinese. Tuttavia, prevede che il metallo prezioso riprenderà il suo trend rialzista quando la Fed inizierà a ridurre i tassi di interesse.
Manthey ha osservato che i prezzi dell’oro sono già scesi del 5% rispetto al massimo storico raggiunto a maggio, in seguito alla pubblicazione di un robusto rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti e alla notizia che la banca centrale cinese non ha acquistato oro il mese scorso. Questi dati hanno rafforzato l’indice del dollaro americano e, contemporaneamente, hanno fatto scendere i prezzi dell’oro.
“L’oro è aumentato di quasi il 12% rispetto all’anno scorso, principalmente grazie all’ottimismo sul passaggio della Fed verso una politica monetaria più accomodante”, scrive Manthey. La domanda di beni rifugio, in seguito ai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, insieme agli acquisti delle banche centrali, ha sostenuto l’aumento dei prezzi dell’oro quest’anno. Tuttavia, il rapporto sull’occupazione statunitense di maggio, più forte del previsto, ha modificato le aspettative su quando la Fed potrebbe iniziare a ridurre i tassi.
Manthey prevede che la Fed ritarderà le proiezioni sui tagli dei tassi, effettuando due riduzioni nel 2024 e quattro nel 2025, invece delle tre inizialmente previste per entrambi gli anni”. Se la Fed continuerà a posticipare l’inizio del ciclo di riduzione dei tassi, i prezzi dell’oro potrebbero subire ulteriori pressioni al ribasso.
Il grafico a barre da 30 minuti evidenzia la formazione di resistenze a quota 2335.5 e quota 2351.0 che, fra stanotte e l’intera sessione di domani 12 giugno, costituiranno punti di probabile ripiegamento in caso di recuperi dei prezzi.
Le aspettative sono di raggiungimento di minimi relativi a quota 2299.6 entro le prossime uno-tre giornate, passando per alcuni livelli di supporto intermedi situati a 2318.4 e 2311.7. Il segnale tecnico è short su test delle resistenze, in ogni caso da rilevazioni non inferiori a 2331.5. Lo stop per lo scenario descritto scatterebbe solo in caso di violazione della resistenza principale, mediante almeno una chiusura su grafico a 30 minuti superiore a 2351.0.
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