Dopo l'inversione di rotta della scorsa settimana che ha visto i combustibili restituire i guadagni i prezzi del greggio mantengono i trader ai margini
La scorsa settimana il greggio aveva registrato un incremento di quasi il 25% sulla scia delle speculazioni che vedevano l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio collaborare con i membri non Opec per raggiungere un accordo volto a ridurre la produzione e arginare così il costante ribasso dei prezzi. tuttavia, lunedì, un importante membro Opec ha dichiarato al giornale dell’Arabia Saudita che era prematuro parlare di una riunione d’emergenza. Ad aggiungere una pressione ribassista sui prezzi del greggio i numeri del settore manifatturiero cinese che hanno mostrato come, il mese scorso, il paese abbia ridotto la sua produzione ad un ritmo più veloce del 2012. I dati hanno incrementato i persistenti timori riguardanti un rallentamento economico della nazione. Mercoledì mattina i prezzi del greggio si muovono ulteriormente in ribasso nella sessione asiatica, il WTI perde 67 centesimi ed é scambiato a 30,96$ mentre il Brent si attesta su quota 33,62$. Inoltre, questa mattina, le valute legate ai mercati delle materie prime guadagnano terreno.
Valentyn Zemlyansky, direttore dei programmi di energia presso il Centro di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Ucraina ha dichiarato che i negoziati tra i membri Opec e i membri non Opec potrebbero avere effetti positivi sul mercato proiettando il greggio verso il livello dei 50-60$ al barile.
Secondo Zemlyansky, durante la prossima riunione, i membri Opec e gli altri produttori affronteranno il problema delle quote di mercato.
“Un calo della produzione non deve portare necessariamente ad una riduzione delle quote di mercato di un paese o dell’altro” ha detto l’esperto. “Il presupposto é un utopia. Tuttavia è possibile raggiungere un accordo per stabilizzare i prezzi del greggio, ma l’inversione di tendenza non avverrà prima del secondo trimestre”.
Naturalmente, l’aumento del prezzo del greggio avrà un impatto sul consolidamento della moneta dei paesi esportatori.
Secondo gli analisti, la produzione Opec nel 2016 si attesterà su quota 31,978 milioni di barili giornalieri raggiungendo nel 2017 i 32.152 milioni di barili giornalieri. Secondo i dati rilasciati dall’EIA, nel 2015 l’offerta Opec si attestava in prossimità dei 31,65 milioni di barili giornalieri.
La fornitura dell’Arabia Saudita, il principale produttore ed esportatore dell’Opec, nel 2015 ha raggiunto i 10,02 milioni di barili giornalieri. Stando ai dati EIA l’offerta dell’Iran era di 2,8 milioni di barili giornalieri e quella dell’Iraq di 4,08 milioni di barili giornalieri.
Nadana Fredrickson, analista politico, giornalista ed esperto del centro di analisi del ‘Cube’ sostiene che la riunione tra l’Opec e gli altri produttori non porterà a nessun risultato positivo.
L’esperta ha ricordato come la Russia abbia più volte segnalato la difficoltà tecnologica di ridurre la produzione dei volumi di greggio.
“L’Arabia Saudita non é pronta a ridurre la produzione, inoltre, il ministro del Venezuela, Eulogio Del Pino, sta cercando di raggiungere un accordo con i paesi produttori di greggio. Infatti, Eulogio Del Pino ha previsto un tour in Russia, Qatar, Arabia Saudita, Iraq…”
Nadana Fredrickson, ha mostrato la presenza di una questione più urgente del ribasso dei prezzi del greggio e come le recenti iniziative siano state dettate dalla circostanza.
Secondo l’esperta, infatti, lo scenario più tetro sarà riservato ai paesi che non hanno riformato la loro economia e che dipendono dalle entrate petrolifere. La crescente crisi economica e le costanti proteste sociali diventeranno parte integrante della crisi petrolifera.