Il mercato aurifero chiude una settimana estremamente volatile a 1098,10$ dopo aver lottato a lungo contro il livello dei 1100$, regione di importanza
La settimana prevede numerose riunioni delle banche centrali, i mercati continuano a reagire all’atteggiamento dovish mostrato dal presidente della BCE, Mario Draghi, che ha promesso nuovi stimoli monetari per il mese di marzo. Tuttavia, il governatore della banca centrale potrebbe aver parlato prima del dovuto. I trader stanno monitorando con attenzione le decisioni e le dichiarazioni della Federal Reserve previste per mercoledì. L’Istituto di credito non sembra essere proiettato verso una vera e propria azione, infatti, i trader si aspettano dichiarazioni analoghe a quelle precedenti unitamente all’indicazione di un possibile innalzamento dei tassi di interesse nel mese di marzo. Sempre questa settimana, i trader ascolteranno le dichiarazioni di Wheeler, governatore della Nuova Zelanda, e non sanno cosa aspettarsi. Un ulteriore elemento significativo arriverà venerdì dalla Banca del Giappone. Detto questo, nessuno dei suddetti elementi dovrebbe innescare un cambiamento radicale nei metalli preziosi.
L’ascesa dei prezzi del greggio registrata alla fine della scorsa settimana ed il rimbalzo dei mercati azionari potrebbero riportare la tendenza ribassista nel metallo giallo sempre se le attuali situazioni geopolitiche mondiali non sconvolgeranno i mercati.
Nel mese di gennaio, l’oro é stato scambiato in modo inversamente proporzionale ai mercati azionari poiché le forti perdite delle azioni hanno contribuito a rafforzare il valore delle attività percepite come un porto sicuro per i propri investimenti.
Dopo una settimana alquanto complessa, venerdì i mercati azionari di Stati Uniti, Europa ed Asia hanno guadagnato terreno incoraggiati dai sentori di un potenzialmento monetario da parte della banca centrale. La forza dei mercato azionari ha allontanato alcuni investitori dai metalli esercitatndo così una lieve pressione sui prezzi. Tuttavia, Julian Phillips, fondatore e collaboratore di GoldForecaster.com, venerdì ha riportato in una nota quanto segue: “Le ragioni che hanno spinto i titoli azionari fortemente in ribasso restano in posizione e sembrano essere intenzionate a rimanere ancora a lungo”.
Le difficoltà nella negoziazione e nella chiusura al di sopra dei 1100$ l’oncia riscontrate dal mercato aurifero nel 2016 sono state dettate da due ragioni: il calo dei premi in Cina e lo sconto offerto dai venditori indiani di fronte ad una domanda carente. Il ripetuto calo del prezioso lo ha condotto ai livelli attuali, pertanto, riteniamo che il metallo giallo abbia bisogno di segnali inflazionistici capaci di stimolare la domanda. Se nelle prospettive economiche della prossima settimana il FOMC dovesse adottare un tono dovish, i trader potrebbero trarre beneficio dai mercati azionari e non dai metalli. Questa la tendenza da quando, anni fa, l’alleggerimento quantitativo P stato promilgato sotto la guida del presidente Bernanke.
La domanda fisica dei metalli preziosi rimane attiva, Nelle prime settimane del 2016, la zecca degli Stati Uniti ha venduto 95.500 once di monete dì oro sotto forma di American Eagle rispetto alle 81,000 once registrate a gennaio 2015. (fonte: U.S. Mint, ultimo accesso 20 gennaio 2016). La comparazione dei suddetti dati mostra un incremento di oltre il 18%.
Le banche centrali continuano ad acquistare il metallo prezioso. Osservando le banche centrale dei paesi emergenti e in via di sviluppo, vediamo un’assenza di oro e la necessità di incrementare la quantità del metallo. Tra il mese di luglio e il mese di novembre del 2015, le Banche Centrali di Cina e Russia, hanno acquistato (congiuntamente) più di 200 tonnellate di lingotti d’oro.