Cosa prevede la Manovra Finanziaria 2019? Tutto quanto c'è da sapere su reddito di cittadinanza, flat tax, pensioni, accise sui carburanti, web tax al 3% e gli investimenti pubblici.
Con l’arrivo di settembre per il governo italiano è il tempo di occuparsi del Documento di Economia e Finanza (DEF) che decide le risorse da mettere a disposizione della gestione dello stato per il 2019. Ma cosa prevede la Manovra Finanziaria 2019? Accanto ai tagli per far quadrare i conti, come si fa in una famiglia, la manovra finanziaria serve anche a stabilire nuovi fondi da destinare a specifici settori e funzioni.
Come sappiamo l’attuale governo giallo-verde sta facendo di tutto per trovare i soldi utili ad approvare il cosiddetto reddito di cittadinanza e la flat tax. Una manovra finanziaria è molto più ampia di un paio di temi caldi come quelli appena citati, qui vogliamo scoprire le novità essenziali, anche se si tratterà ancora di dati non definitivi perché il DEF non è stato ancora approvato dal Parlamento italiano.
Partiamo dai temi caldi.
Questa è stata una promessa elettorale del M5S ed è entrata nel patto di governo con la Lega, a tutti i costi il Movimento vuole che entri nella legge di bilancio. Il ministro dell’economia Giovanni Tria sta avendo un bel da fare per accontentare Di Maio, anche se ha già messo le mani avanti affermando che il reddito di cittadinanza si può fare in maniera graduale. Le risorse andranno trovate all’interno del bilancio senza andare in deficit, per evitare di scontentare la UE.
Qualcuno ovviamente preferirebbe che tali soldi venissero impiegati per creare lavoro e non per tenere le persone a casa, ma è un’altra questione.
La flat tax è il cavallo di battaglia della campagna elettorale della lega (uno dei), entrata nel patto di governo giallo-verde. Imperativo che faccia parte della prossima legge di bilancio 2018.
Il ministro Tria anche in questo caso ha avvertito che bisognerà essere graduali per non sforare e mantenere il deficit stabile.
L’idea illustrata dal viceministro all’economia Massimo Gravaglia prevede una dual tax Ires, che scenderebbe dal 24% al 15% sugli utili reinvestiti in azienda. Un intervento strutturale che eviterebbe aggiornamenti annuali con rinnovi di ammortamenti per far rientrare le agevolazioni.
Il ministro Tria sul tema ha aggiunto:
“Oggi c’è una complessità di aliquote, aliquote alte, e una massa di tax expenditures. Non si capisce mai chi vince e chi perde. La flat tax va finanziata con le tax expenditures ma è un processo complesso e richiede tempo.”
Andare in pensione in Italia è diventato difficile. La manovra finanziaria 2018 si occuperà di pensione con la proposta della Lega di arrivare alla famosa “quota 100”, fissando il paletto dell’età pensionabile non a 64 anni ma a 62 anni, da accompagnare a 41 anni e mezzo di contributi pensionistici versati.
Il vice premier Salvini pensa anche a una “pace fiscale” con chi, pur avendo presentato la dichiarazione dei redditi, non ha la forza economica per pagare le tasse dovute. Il leader della Lega afferma che costoro andrebbero di corsa a pagare se il conto fosse del 10%.
Per quanto riguarda i possessori di partita IVA il viceministro all’economia Garavaglia spiega alla Summer School di Confartigianato l’intenzione di ampliare il tetto dei 30 mila euro oggi previsto per il regime forfettario. La proposta leghista prevede l’allargamento della platea dei destinatari portando la soglia dei ricavi per accedervi da 30.000 euro annui a 65.000 euro. Si penserebbe, inoltre, a una tassa onnicomprensiva del 20% per i ricavi dai 65.000 ai 100.000 euro, mentre sotto tale soglia resterebbe del 15% come è ora.
In questo caso il beneficio per i possessori di piccole partite IVA e le rispettive famiglie sarebbe significativo, permettendo loro un maggior potere di acquisto a beneficio delle economie locali. 92 mila professionisti con ricavi entro i 65 mila euro potrebbero valutare il regime forfettario al 15% e 37 mila con reddito lordo fino a 100 mila euro valutare il regime al 20%, ma sul totale circa 500 mila partite IVA sono interessate dalla riforma. Il beneficio ricadrebbe in particolare sui possessori di partite IVA del nord Italia che mediamente fanno più ricavi che nel resto del paese.
Non bisogna attendersi ribassi consistenti del prezzo della benzina con la prossima introduzione di un taglio alle accise sulla benzina prevista dalla prossima manovra finanziaria. Si prevedono 11,3 centesimi in meno sulla benzina e forse anche sul gasolio.
Ma va tenuto conto che questi centesimi si tramutano in miliardi di euro sottratti alle casse dello stato per la fiscalità generale. Secondo le stime il taglio delle accise sulla benzina costerebbe 1,13 miliardi e 3,14 miliardi per il gasolio, per un totale di 4,27 miliardi di euro di gettito che andrebbero poi trovati da qualche altra parte.
C’è da domandarsi a parte se alla pompa gli italiani vedrebbero mai questi 11,3 centesimi in meno per ciascun litro di carburante acquistato.
La nuova legge di bilancio potrebbe includere nove miliardi di investimenti pubblici che ci sono e aiuterebbero il deficit a recuperare mezzo punto.
L’Italia ha bisogno di investimenti. Si parla da anni dei gravi problemi che il dissesto idrogeologico sta causando al paese, ma si vive solo sull’emergenza e poco si fa perché il paese possa essere realmente messo in sicurezza. Servono soldi per fare questo e vanno messi senza paura. Servono fondi anche per il patrimonio edilizio scolastico, non è possibile pensare di mandare i nostri figli in scuole dove potrebbe crollargli il tetto in testa.
Prendere i soldi che sono nel bilancio dello stato e metterli su questi ambiti strategici per la vita delle persone, significherebbe non solo migliorare la qualità della vita degli italiani, ma anche generare decine di migliaia di posti di lavoro. Ecco, questo è il vero reddito di cittadinanza.
E come auspica il ministro Tria, vanno portate a termine la Tav Torino – Lione e la Tap, il gasdotto che deve attraversare la Puglia. Sono posti di lavoro, oltre che opere strategiche per l’Italia, sembra strano che un governo fatto da cittadini (come si sono sempre definiti gli appartenenti al M5S) ed eletto dai cittadini, voglia mettersi contro il lavoro, cioè contro il fondamento stesso del Popolo italiano.
Forse dovremmo ricordarci che l’Italia è fondata sul lavoro (Art. 1. Costituzione italiana), non sull’assistenzialismo.
La legge di bilancio 2018 includerà anche la web tax al 3% sugli e-commerce che effettuano più di 30 mila transazioni al netto dell’IVA. La normativa entrerà in vigore a partire dal 2019 e scontenterà sicuramente i piccoli e-commerce che devono combattere contro i grandi marketplace globali.
Chi è escluso dalla normativa:
Un provvedimento che colpisce proprio il futuro del commercio e al quale sempre più attività presenti sul territorio stanno guardando come ulteriore sbocco. Questa tassa rischia di bloccare gli investimenti privati nel commercio elettronico.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.