Caso hard Brexit. Il rischio di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea senza accordo cresce. Il confine con l'Irlanda e con gli altri Paesi UE è la linea rossa.
Il ministro britannico Michael Glove incaricato da Boris Johnson di pianificare un’uscita del Regno Unito dall’Ue senza un accordo, accusa la diplomazia europea di essere la causa dell’eventuale hard Brexit del prossimo mese di ottobre (31 ottobre 2019).
Lo dice Glove in una intervista pubblicata ieri dall’agenzia di stampa Bloomberg, in cui il ministro per la Brexit si dice disponibile a raggiungere il miglior accordo possibile con l’Unione Europea, ma sarebbe quest’ultima a non essere interessata.
In effetti l’Unione Europea si rese indisponibile a una modifica dell’accordo sin dopo la firma tra Theresa May e Jean Claude Junker. Neppure le successive bocciature dell’accordo al parlamento britannico (ben tre) commossero i vertici UE, i quali rimasero sulla loro indisponibilità a modificare i termini dell’accordo.
L’Irlanda è membro dell’Unione Europea, ma, data la sua collocazione geografica con l’uscita del Regno Unito dallo spazio economico europeo si troverà di fatto scollegata dal resto dell’UE.
Per il passaggio delle merci al confine, scatterebbero immediatamente i controlli ed eventuali tasse aggiuntive se non si giungesse a un accordo.
L’Unione Europea ha chiesto al Regno Unito di lasciare la frontiera con i membri dell’UE aperta, proprio per consentire il passaggio delle merci.
Al Regno Unito, il cosiddetto backstop non piace. Boris Johnson e i suoi considerano questa parte dell’accordo la linea rossa oltre la quale non si può andare.
Insomma, il Regno Unito vuole isolarsi dal resto dell’Europa punto e basta.
La politica britannica ha assunto una posizione dura, ostinata, o Brexit o Brexit. Non vi è altra soluzione.
Eppure ci sono i pareri di autorevoli economisti che avvisano da tempo sui rischi devastanti di una Brexit senza accordo. Anche il governatore della Banca d’Inghilterra nei giorni scorsi ha avvertito la politica UK dei potenziali rischi derivanti da un’uscita senza accordo con l’UE.
Ma la politica britannica guarda alle “enormi opportunità” che il mondo offre liberi dai vincoli europei. Ecco cosa spinge Boris Johnson a rischiare una hard Brexit, l’illusione che navigando in mare da soli, senza compagni di viaggio, in un mondo globalizzato, ci saranno più opportunità da cogliere.
Non c’è dubbio che si tratta di una scelta contro corrente.
La sterlina inglese come dieci anni fa. Il prezzo attuale di un GBP è di circa 1,08 euro, ai minimi dal 2009 a oggi. Bisogna infatti risalire alla crisi del debito sovrano per ritrovare un risultato così pessimo per il valore della sterlina inglese.
Una sterlina che dopo la crisi aveva raggiunto quota 1,42 euro nel 2015, poi gettata giù proprio dall’annuncio di un referendum per uscire dall’UE.
Se si guarda il grafico dal 2015 a oggi, si nota l’impressionante discesa del prezzo subita dalla sterlina in concomitanza con la scelta di uscire dallo spazio economico UE.
Non bisogna farsi illusioni, fino al 31 ottobre e oltre il prezzo del GBP sarà costantemente sotto pressione. Senza un accordo è facile ipotizzare un nuovo record storico al ribasso del prezzo GBP/EUR.
I mercati non amano i non accordi e preferiscono l’unità alle fughe solitarie.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.