Fintech Upstart Holdings (UPST) tocca il -93% dal massimo storico, dopo i dati della prima earning season dell'anno. Questo è il momento di comprare?
Upstart Holdings (UPST) ha presentato i suoi risultati trimestrali durante la prima earning season di quest’anno e i risultati mostrati agli azionisti non sono piaciuti per nulla, tanto che il titolo ha perso gran parte della sua capitalizzazione di mercato.
Upstart valeva 77,1 USD lo scorso lunedì 9 maggio, ma poi è crollato a 30,15 USD il giorno seguente con una perdita di capitalizzazione di ben oltre il 50% in un solo giorno.
Ad un mese il titolo UPST è in negativo del -62,84%, mentre a 3 mesi perde il -68,73% che indica come la perdita maggiore sia stata accumulata appunto tra il 9 e il 10 maggio.
Da inizio anno il titolo perde il -78,38%. Non c’è che dire, un vero disastro per una società quotata al Nasdaq da dicembre 2020.
Il prezzo attuale è un ritorno ai livelli del 2020, dopo una esplosiva accelerazione culminata a 390 USD il 15 ottobre 2021.
Quel che resta da capire qui è se Upstart è stata una meteora che ormai ha detto tutto, o se la fintech ha davanti a se una crescita più ordinata e “normale” e in futuro potrà tornare intorno ai 390 USD di valore.
Per capirlo, vediamo anzitutto qual è il core business di Upstart e quali le previsioni future sul titolo UPST.
Upstart è una società fintech fondata nel 2012 e con sede a San Mateo in California. La piattaforma fintech eroga prestiti utilizzando algoritmi AI basati su 1.500 diverse fonti di dati, per misurare il rischio di credito di una persona che richiede il prestito in denaro.
La piattaforma di prestito al consumo collabora con banche e con cooperative di credito, utilizzando un metodo del tutto innovativo che tiene conto di parametri non convenzionali come l’istruzione e il tipo di lavoro svolto dal richiedente il prestito.
Con il suo metodo valuta il merito creditizio svincolandolo dal metodo classico che si basa sul credit score già accumulato dal consumatore.
I fondi prestati ai consumatori provengono da banche e credit union accreditate come prestatori (lender).
Per capire se Upstart ha un futuro, bisogna guardare al modello di calcolo del merito creditizio della società.
Negli Stati Uniti il modello base a cui si rifanno la stragrande maggioranza delle banche e società di prestito è il modello FICO, messo a punto dalla società Fair Isaac. Questo modello si basa su 20 variabili per calcolare se un consumatore può accedere oppure no al prestito di denaro.
Upstart, invece, utilizzando l’intelligenza artificiale e basandosi su 1.500 variabili differenti, presenta un modello che sulla carta è più accurato e anche capace di essere più predittivo rispetto al classico e rigido modello FICO.
Ovviamente, il modello Upstart deve funzionare e questo può risultare difficile da capire a un non esperto di algoritmi intelligenti.
Dobbiamo quindi prendere come buona la tabella comparativa che Upstart ha pubblicato presentando i dati della earning season, da cui si evince che l’intelligenza artificiale di Upstart riesce a individuare molto meglio del metodo FICO i rischi di credito e quindi i prestiti che la fintech eroga sarebbero più performanti.
Questo significa che il modello su cui si basano i prestiti di Upstart garantiscono meglio il ritorno del capitale prestato, riducendo il numero di prestiti non ripagati dai consumatori.
Upstart nel Q2 2022 prevede ricavi tra i 295 e i 305 milioni di USD per un totale di 1,25 miliardi nel 2022, con un adjusted EBITDA tra i 32 e 34 milioni di USD (15% su base annua).
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.