Agricoltura 4.0 è una parola giornalistica per indicare l’applicazione in campo agricolo dell’Industria 4.0. Grazie alle recenti tecnologie l’agricoltore non solo è più libero di godersi le vacanze estive, ma può anche controllare i suoi terreni e la crescita delle colture a distanza.
I sensori ambientali per la rilevazione della temperatura, del PH del terreno, dell’umidità e del vento, raccolgono dati e informazioni preziose per l’ottimizzazione dell’irrigazione e la concimazione.
I big data entrano quindi in agricoltura e facilitano molte delle attività di valutazione che prima l’agricoltore doveva affidare alla sua esperienza sul campo. Si riducono i tempi lavoro, c’è così più tempo da dedicare ad altro; si riducono i costi e l’agricoltura ne ha un tremendo bisogno.
Dell’importanza dei dati ne ha parlato Giulio Gregoretti direttore della fondazione Villa Russiz durante la rassegna Economia sotto l’Ombrellone in corso a Lignano Sabbiadoro (Udine).
Gregoretti, con particolare riferimento al settore agricoltura e vitivinicolo, ha affermato:
“L’aspetto informativo con la raccolta più agevole di dati e informazioni che consentirà a tutti di avere informazioni molto più attuali e dettagliate e, quindi, di individuare politiche più adeguate ed efficaci. Il secondo è l’aspetto legato all’introduzione delle tecnologie in campo che permetterà di utilizzare sistemi assolutamente rispettosi dei cicli produttivi e dell’ambiente.”
Carlo Ferruglio, intervenuto all’evento in corso a Lignano Sabbiadoro e proprietario dell’azienda agricola La Ferula, ha messo in evidenza come saranno in particolare le nuove generazioni di agricoltori a mettere in pratica l’Agricoltura 4.0. Mentre teme che l’attuale generazione farà molta fatica ad accettare l’innovazione perché “si tratta di un settore non molto aperto all’innovazione”.
Immagina di essere un agricoltore, se non lo sei già nella realtà, e di alzarti al mattino e trovare i campi già fertilizzati, la raccolta del grano o delle patate già fatta.
Come questo diventa possibile? Grazie all’Industria 4.0, che unisce insieme:
Ciascun mezzo agricolo della tua impresa agricola viene predisposto con apparecchiature in grado di movimentare il mezzo senza la presenza dell’agricoltore sul mezzo. La mietitrice autonoma è dotata di sensori e telecamere connesse al satellite e a un software, per calcolare con precisione l’area da mietere. Il mezzo agricolo lo fa con una precisione quasi millimetrica grazie ai sensori e al satellite, evitando di passare due volte sullo stesso pezzo di terra.
L’irrigazione scientifica e automatizzata quasi ti fa dimenticare cosa significa irrigare i campi. E alla fine del mese verificherai di aver consumato migliaia di metri cubi d’acqua in meno rispetto a prima e di aver consumato meno corrente elettrica per attivare l’impianto d’irrigazione.
C’è un risvolto negativo in tutto questo ed è facilmente evidenziabile. Una azienda agricola 4.0 può fare a meno di molti braccianti e collaboratori, ne consegue una riduzione del personale da impiegare nei campi o ai mezzi ed in altre attività correlate.
Sicuramente per le grandi imprese agricole, magari anche quotate in borsa, ciò non potrà che fargli piacere. Si viene però a creare un potenziale problema lavorativo e quindi sociale. L’agricoltura 4.0 potrebbe alla lunga togliere posti di lavoro a beneficio solo di chi è proprietario del pezzo di terra.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.