Stellantis è in difficoltà a causa dello shortage di chip che riduce le immatricolazioni in Italia nel 2021 a livelli preoccupanti e in linea con il 2020.
Non c’è pace per l’automotive, dopo la pandemia a bloccare le fabbriche e le vendite ci pensa lo shortage di chip che affligge le maggiori società produttrici mondiali e l’italo-francese Stellantis non è da meno.
Secondo i dati di immatricolazione in Italia forniti dall’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (ANFIA), a settembre il calo delle immatricolazioni è del -32,7%. Un dato peggiore delle aspettative che era già nell’aria e che sta penalizzando i titoli del comparto in Borsa.
Il titolo Stellantis (STLA), alla Borsa di Milano, sul mese perde il -5,7%, pur restando positivo a 6 mesi.
Settembre prosegue, quindi, il trend ribassista che si era già osservato nei mesi estivi e così l’Associazione è costretta a rivedere al ribasso le stime di immatricolazione di autovetture in Italia a 1,5 milioni nel 2021. Un dato che rappresenta appena il +8,5% sul 2020 e un sonoro -21,8% rispetto al 2019.
L’automotive, quindi, non solo non recupera affatto (almeno parzialmente) le perdite del 2020, ma addirittura annaspa tra i problemi che la pandemia ha generato nell’industria globale.
Le auto immatricolate a settembre sono state 105.175 contro le 156.357 di settembre 2020.
Nei primi 9 mesi del 2021 le immatricolazioni in Italia ammontano a 1.165.491 unità, un dato che rappresenta il +20,6% rispetto ai primi 9 mesi del 2020.
In luglio il crollo delle immatricolazioni si era attestato al -19,2%, mentre ad agosto sul -27,3%.
Una elaborazione dell’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (UNRAE), mostra come il crollo delle immatricolazioni a settembre abbia in qualche modo rigettato l’intero mercato nel buio come nei mesi più critici della pandemia.
Skoda ha immatricolato il 60% in meno del settembre 2020, seguita dal 59% di crollo delle Mini. Male Peugeot con il -49,94% e anche Ford (F) con il -45,10%.
Fiat ha immatricolato il -43,21%, a cui segue il -41,89% di Renault (RNO), preceduti dal -44,58% di Citroen. Anche Jeep pere il 30%, mentre Opel immatricola quasi il 34% in meno di auto in Italia.
Male anche Mercedes (-44,79%) e Bmw (-28,3%), mentre Hyundai e Dacia sono tra le poche in positivo del +2,5%. Tesla (TLSA), invece, splende con il +49,48% indicando un cambiamento in atto nell’ambito delle motorizzazioni preferite dagli automobilisti/e.
Spinti probabilmente dagli incentivi, anche se ANFIA ne denuncia l’erogazione a singhiozzo e una cattiva programmazione da parte del governo, i motori alternativi come elettrici e ibridi di nuova generazione primeggiano.
I motori a benzina e diesel declinano in termini di vendite cedendo il passo alle alimentazioni alternative.
Il diesel rappresenta il 18,8% del mercato a settembre (23% da inizio 2021), mentre le autovetture a benzina rappresentano il 25,2% del mercato (30,8% da inizio anno). Le motorizzazioni alternative conquistano il 56% del mercato a settembre e il 46,1% nei primi nove mesi dell’anno.
E tutto questo mentre il prezzo del petrolio e il prezzo del gas naturale raggiungono nuovi massimi di prezzo, che non passano inosservati agli occhi degli acquirenti di nuove auto.
La domanda da porsi, infatti, è se al termine di queste fiammate speculative e inflazionistiche i prezzi delle materie prime torneranno a livelli precedenti o se parte degli aumenti non resteranno per pesare in modo permanente sui portafogli degli automobilisti.
Un insieme di fattori, quindi, potrebbe nei prossimi anni spingere verso l’abbandono delle auto a benzina pure e diesel. Stellantis come gli altri produttori dovranno tenerne conto.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.