Rublo forte? Ecco perché le sanzioni non hanno scalfito il RUB e perché rischia di diventare una commodity based currency. Verso nuovo ordine monetario.
Le sanzioni dell’Occidente alla Federazione Russa come risposta per la guerra in Ucraina, stanno funzionando sull’economia del paese o sono un fallimento?
La domanda non trova una risposta unanime e a guardare la reazione del rublo contro l’euro e contro il dollaro, pare che le sanzioni abbiano avuto solo un effetto psicologico momentaneo.
Lunedì 18 aprile la presidente della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha affermato davanti la Duma che le sanzioni inizieranno ad avere il loro effetto perché le riserve non sono infinite.
A poche ore di distanza da questa affermazione rilanciata dai media internazionali Occidentali per giustificare le sanzioni come efficaci, Putin ha provato a rimediare affermando che invece il ritorno del rublo ai livelli precedenti il 24 febbraio, sono la prova della forza del rublo e della capacità di resilienza dell’economia russa.
La verità è che il rublo è tornato forte perché, come faceva notare un editoriale di Teleborsa, il rublo si è trasformato in una commodity based currency.
Cosa significa che il rublo è una commodity based currency? Significa una moneta ancorata all’economia reale e in particolare alle materie prime come il gas e il petrolio.
Come noto, infatti, la Russia ha imposto il pagamento di gas naturale e barili di petrolio in rubli ai paesi ostili, cioè all’Unione Europea.
Per ora solo l’Armenia (che non è paese ostile) ha accettato di pagare in rubli il gas e il petrolio russo, ma se l’Europa si dovesse piegare il rublo potrebbe rafforzarsi ulteriormente e legarsi di fatto a queste due materie prime.
In sostanza quello che non è più il dollaro e non sono mai state le altre monete globali, tornerebbe ad esserlo il rublo: una valuta legata alle commodity.
Detto ciò, ecco i motivi che stanno garantendo al rublo di mantenere i livelli di valore precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina:
Che il rublo resti forte lo garantisce proprio quell’Europa che ha imposto sanzioni severissime, di fatto nullificandole.
Anche perché la Banca centrale russa è intervenuta aumentando il tasso di interesse dal 9% al 20% per rafforzare la sua moneta.
E, fattore non trascurabile, gli euro e i dollari che arrivano dall’Europa per gli acquisti di gas e petrolio (al ritmo di 800 milioni di euro al giorno!), vengono convertiti in rubli.
La Russia avrebbe acquistato rubli per un controvalore di almeno 20 miliardi di euro nel solo mese di marzo.
Cosa potrebbe accadere nel nuovo scenario che va profilandosi? Potrebbe nascere un nuovo ordine monetario dove il dollaro non rappresenta più la moneta di scambio ufficiale.
Putin ha detto di recente di aver ordinato l’accelerazione dei piani di collegamento dei gasdotti russi a quelli cinesi e asiatici, e di ridisegnare nuove rotte asiatiche per il petrolio russo.
Il rublo potrebbe affermarsi in alcuni casi come commodity based currency, in altri casi gli scambi potrebbero avvenire anche utilizzando monete di altri Stati come la rupia indiana o il renmimbi cinese.
La debolezza dell’Occidente è palese e fa riflettere, anche gli investitori che dell’Occidente fanno parte.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.