Le materie prime da comprare per battere l'inflazione di lungo periodo sono il rame, il palladio ed alcune altre. Ecco alcune dritte.
L’inflazione è qui per restare, si tratta di una inflazione di lungo periodo dovuta a vari fattori che sono ormai noti e ampiamente dibattuti sin dalla seconda metà del 2020, a cui ora si aggiunge la triste novità della guerra in Ucraina che porterà ad un riassetto geopolitico nei prossimi anni.
Di conseguenza le materie prime restano al centro degli interessi degli investitori, e non parliamo soltanto degli energetici, ma anche del rame, del palladio e dell’alluminio.
Materie prime chiave per molti settori, i cui prezzi sono schizzati alle stelle già durante la pandemia facendo da premonitori per l’inflazione che stava arrivando e ora di nuovo a causa della guerra non provocata voluta da Putin e dal suo regime.
In questa situazione ci si domanda, però, se esista ancora una finestra di ingresso. Cioè se sia ancora possibile, per chi non lo ha fatto, acquistare materie prime per proteggersi contro l’inflazione (in Italia attesa oltre il 5,5% per il 2022).
Secondo gli analisti di Capital Group, come riporta il Financialounge, i picchi di prezzo a cui stiamo assistendo non sono sostenibili sul lungo periodo. Questo vuol dire che entrare adesso acquistando determinate materie prime potrebbe essere un rischio.
I prezzi sono in un’area di rischio, sono quotazioni altamente speculative e questo lo stiamo vedendo con il gas naturale: non manca, ma il prezzo è volato comunque alle stelle per le tensioni geopolitiche.
Gli stessi analisti, tuttavia, fanno notare che sul lungo periodo i prezzi delle materie prime sono attesi alti.
Questo significa che le attuali quotazioni ad un certo punto scenderanno, e magari anche bruscamente, per poi crescere costantemente anno dopo anno.
Perché cresceranno in modo costante o quasi? Per vari fattori.
Il primo riguarda il passaggio ai veicoli elettrici. L’elettrico diventerà predominante nei prossimi 20 anni e non solo nel settore delle automobili e delle due ruote. Anche i treni all’idrogeno ed i camion all’idrogeno sono dotati di un motore elettrico, infatti l’idrogeno usato da questi mezzi di trasporto serve a produrre corrente.
Se così stanno le cose, metalli come il rame, il nichel, il palladio, serviranno in grande quantità.
E non dimentichiamoci il litio, alla base delle batterie di accumulo per il settore automotive, ma anche per le future smart grid ovvero le reti elettriche intelligenti, dove servirà accumulare l’energia in eccesso prodotta da impianti fotovoltaici e parchi eolici.
Secondo fattore. Va delineandosi un difficile quadro geopolitico per gli anni a venire, con il rischio di una doppia globalizzazione: da una parte l’Occidente e pochi Stati emergenti, dall’altra la Cina con la Russia e l’India e altri Stati emergenti vassalli.
Il grosso delle materie prime esistenti, o consumate, sono in Cina e in Russia e questo complica gli approvvigionamenti.
Nei prossimi anni potremmo assistere a costanti picchi di prezzo delle materie prime al riaccendersi di tensioni tra le due sfere di influenza.
Di recente abbiamo portato alla luce il settore minerario, facendo notare che è poco preso in considerazione.
Strano a dirsi, ma mentre le materie prime sono costantemente prese d’assalto dagli investitori (futures, ETC), le società minerarie sono poco considerate.
Eppure sono queste ultime a garantire la disponibilità di materie prime ad uso industriale.
Secondo l’analisi di Capital Group, è strategico rivolgersi alle società di questo settore poiché dal 2015 sono stati ridotti gli investimenti ed ora dovranno essere necessariamente aumentati.
Stando attenti, però, che nel momento in cui gli investimenti produrranno i risultati sperati (più materie prime disponibili) i prezzi potrebbero iniziare a calare.
Al momento le compagnie del settore minerario restano sottovalutate secondo questa analisi. Tanto sottovalutate che la capitalizzazione delle 7 maggiori società quotate del comparto minerario, non superano la capitalizzazione della sola Tesla.
Strano, dal momento che Tesla ha assoluto bisogno delle materie prime estratte dalle società minerarie. Questo probabilmente accade perché Tesla fa più scalpore.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.