Raggiunto un accordo tecnico: infrazione evitata e spread in calo nella giornata di oggi. Giuseppe Conte parla di massima prudenza, ma la tensione si è visibilmente allentata tra gli esponenti del Governo. Si attende il via libera definitivo della Commissione, per una manovra soggetta a innumerevoli cambiamenti, prima dell'ultimo dietro front del Governo.
Il via libera tecnico di Bruxelles è finalmente arrivato. Dopo mesi di trattative, lo spettro continuo dell’infrazione e le continue modifiche della manovra, adesso il Governo sembrerebbe essere riuscito a strappare un accordo.
La decisione ufficiale della Commissione Europea non è ancora giunta, ma il clima è già mutato e le tensioni delle ultime settimane lasciano il posto alla speranza e alla vivacità dei mercati, sebbene il Governo continui a sottolineare che occorre ancora essere prudenti.
Si tratta dunque di un accordo tecnico che verrà passato al vaglio dei commissari, ma non sono state ancora diffuse le informazioni chiave, per tutelare la riservatezza necessaria anche nell’ultima e delicata fase del negoziato con Bruxelles. Tuttavia, è ormai certo che la procedura d’infrazione non verrà aperta quest’anno.
Pierre Moscovici ha infatti dichiarato di essere al lavoro per evitare la procedura d’infrazione contro l’Italia e di ritenersi fiducioso per l’approvazione di un accordo funzionale e corretto.
Intanto, Giuseppe Conte sarà in Senato a esporre gli esiti della trattativa, mentre è stata fissata una seduta notturna e due appuntamenti per giovedì, alle 9.30 e alle 15.
Per ottenere il via libera da parte dell’Unione Europea il Governo ha dovuto certamente rimodulare Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza, ma si attendono modifiche non irrilevanti anche per quanto concerne la tassazione alle imprese e il taglio delle pensioni d’oro.
Quella che è stata definita come una vera e propria retromarcia del Governo, è stata resa necessaria per concretizzare un taglio di almeno dieci miliardi di spese in deficit, al fine di ridurre l’enorme debito italiano.
Inoltre, la notizia del deficit 2019 fissato al 2,04% è stata accompagnata dalla garanzia di un calo strutturale del debito nel corso dei prossimi anni.
Riassumendo i punti chiave della manovra, il reddito di cittadinanza conterà una platea potenziale di 5 milioni di persone, con uno stanziamento di 7,1 miliardi, necessari per l’effettiva erogazione e per il rilancio dei centri per l’impiego.
Quota 100, invece, prevede che fino al 2021 sia possibile andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi.
La prima platea, in questo caso, dovrebbe essere costituita da circa 800.000 persone e lo stanziamento è di 4,7 miliardi.
Per quanto concerne le pensioni d’oro, il taglio scatterà a partire da 100.000 euro lordi e il primo scaglione dovrebbe essere del 15%, poi del 25% per gli assegni tra i 100.000 e i 200.000 euro e del 30% fino a 350.000.
Per le imprese, invece, è prevista un’aliquota unica al 15% per redditi non superiori ai 65.000 euro, mentre nel corso del 2019 potrebbe essere introdotta un’ulteriore aliquota del 20% per i redditi tra 65.000 e 100.000 euro.
Si tratta di valori spesso criticati, in quanto tendenzialmente lontani dalle prime idee del Governo. Stamattina, però, l’intesa con Bruxelles ha fatto risollevare i mercati: lo spread è partito in calo, a quota 256, mentre Piazza Affari ha registrato in avvio un aumento dell’1,46%.
Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.