L'Italia quale hub dell’idrogeno nel Mediterraneo per congiungere il sud del mondo con il nord, vi sono risvolti economici e geopolitici.
Snam (SRG) lo ha ribadito di recente, in Italia si lavora sull’idrogeno come gas sostitutivo nella produzione dell’energia elettrica e del riscaldamento, oltre che come carburante per i mezzi di trasporto.
E l’Italia, grazie alla sua posizione strategica, può fare la differenza diventando un hub strategico tra sud e nord dell’Europa. Ma ha bisogno che le Autorità portuali si diano una sveglia, perché serve che i porti si trasformino in hydrogen valley, dei porti di smistamento dell’idrogeno.
In Europa, come al solito, i principali porti – da Rotterdam a Valencia – si sono già attivati.
Qual è la convenienza e dove sta il business? Secondo il nuovo studio “Med & Italian energy report”, pubblicato l’1 dicembre da Srm studi e ricerche fondato da Intesa Sanpaolo (ISP):
“La catena del valore dell’idrogeno può essere una prospettiva di business significativa per la regione del Mediterraneo, grazie all’elevato potenziale da rinnovabili, con impatti economici positivi”.
Si possono creare anche nello scenario geopolitico nuovi equilibri di cooperazione “tra le sponde del Mediterraneo nello sfruttamento del potenziale rinnovabile e nella produzione di idrogeno verde, costruendo un nuovo dialogo energetico”.
Da qui al 2040, secondo lo studio, “emerge che, se è prevista un’elevata penetrazione dell’idrogeno (25% degli usi finali di energia), un approccio cooperativo tra le tre sponde consente di soddisfare la stessa domanda di idrogeno con una capacità installata complessiva di 36 GW, inferiore a quella richiesta se si adotta un approccio orientato all’autosufficienza da parte di ciascuna sponda, grazie a un migliore sfruttamento delle risorse disponibili nell’intera regione”.
L’idrogeno non necessita dell’installazione di un gas dotto dedicato, esso può transitare attraverso la rete attuale con opportuni accorgimenti. Snam già da tempo ha avviato delle sperimentazioni in Italia per il trasporto dell’idrogeno sulla rete del gas esistente e i risultati sono stati ottimi.
Il nuovo rapporto non fa che sottolineare questo aspetto fondamentale per una rapida introduzione dell’idrogeno che potrebbe anche abbattere il prezzo del gas naturale nei prossimi anni.
“Le interconnessioni esistenti per il trasporto del gas naturale possono svolgere un ruolo chiave nel sostenere la penetrazione dell’idrogeno e la creazione di un mercato mediterraneo dell’idrogeno verde, soprattutto perseguendo la strada del trasporto di idrogeno in forma di miscela col gas naturale”.
Secondo il rapporto: “Per quanto riguarda l’Italia, la massima importazione potenziale di idrogeno attraverso i gasdotti potrebbe essere di 33,7 TWh/a (circa il 2,5% del consumo energetico finale totale dell’Italia nel 2019)”.
Un buon inizio, ma servirà collaborare con le nazioni che produrranno l’idrogeno verde. Servirà, infatti, accordarsi con Tunisia, Marocco, Algeria, che sono tra i paesi che stanno puntando sull’eolico e sul fotovoltaico per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
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Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.