L'industria dei video game è in una fase di trasformazione che è in atto ed è da seguire anche da parte degli investitori a caccia di profitti.
Il futuro dell’industria del video game è iniziato nel 2016, ma i più se ne sono accorti soltanto con la pandemia perché determinati comportamenti dei giocatori già in atto sono diventati di tutti, mainstream.
Il settore dell’industria del video game è in trasformazione, ma si muove più velocemente e in anticipo rispetto ad altri. Per gli investitori è quindi importante seguire le trasformazioni in atto e cogliere le opportunità di take profit che si presenteranno nei prossimi anni.
I fondamentali sono quelli che seguono.
Scordatevi Game Stop e qualsiasi altra catena di negozi che vende video game, questo segmento è già da lungo tempo in declino (vedasi lo short squeeze di Game Stop) e proseguirà il trend. Al massimo resisteranno delle nicchie per appassionati del genere console e videogame in cartuccia stile anni 1980 e 1990.
Per il resto si è affermato il free to play (F2P), che significa video game messi a disposizione dei gamer gratuitamente. Dove sta il guadagno per le grandi imprese del settore?
Il guadagno delle imprese del gaming è nei contenuti scaricabili digitalmente (DLC) e nelle microtransazioni per l’acquisto di gadget e di ogni altra funzionalità o strumento utile al giocatore per competere meglio nel mondo del video game online.
Un esempio con dati concreti. Se nel 2016 Electronic Arts (EA) guadagnò dai contenuti extra 1,3 miliardi di dollari in un solo anno, oggi la EA in un solo quarto dell’anno fiscale ne guadagna 5,6 di miliardi da DLC e microtransazioni, riporta il Financialounge.
L’industria del video game è tutta qui: free to play; DLC; microtransazioni.
E a guadagnare da questo cambio di prospettiva e di modalità di approccio ai video giochi ci stanno guadagnando tutte le grandi società, compresa Activision Blizzard (ATVI) che di recente è stata comprata da Microsft (MSFT) – non a caso – per la cifra record di 68,7 miliardi di dollari: Call of Duty Mobile nella versione Call of Duty Warzone sta andando alla grande con fatturati prossimi ai 2 miliardi di dollari nel 2020.
Lo schema attuale sta prevedendo l’uscita di pochissimi nuovi titoli, mentre le case di videogiochi si sono concentrate sulla produzione di nuovi gadget per i giocatori, pacchetti, e così via.
Se nel medio termine questo meccanismo funziona perché gli utenti sono soddisfatti e non assuefatti, non è detto che resterà così per sempre.
Ad un certo punto “della storia” gli utenti potrebbero averne abbastanza degli stessi giochi e disinteressarsi a quelli di punta, dirigendosi su novità sforante anche da outsider non quotati in Borsa.
Chiudiamo con il metaverso, dove anche JP Morgan (JPM) ha aperto la sua prima sede virtuale.
Un gioco? No, JP Morgan è presenet con una filiale della controllata Onyx ed è solo l’inizio. Del resto, lì dove c’è business e clienti interessati ci sono anche le banche.
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Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.