Positivi i PMI manifatturiero e dei servizi in Cina. I risultati post lockdown indicano che la Cina è più resiliente di altre nazioni.
I dati dei PMI cinesi sono confortanti a maggio. Secondo il PMI manifatturiero elaborato dall’ufficio governativo è sceso a 50,6 punti rispetto ai 50,8 punti del mese precedente, ma resta oltre la sogli dei 50 punti considerata la barriera tra l’espansione e la contrazione.
Per quanto riguarda invece il PMI dei servizi esso sale a 53,6 punti.
Teleborsa riporta anche i dati degli indici PMI cinesi forniti da Caixin, secondo i dati elaborati da questi il PMI manifatturiero sale a 50,7 punti dai 49,4 punti calcolati in precedenza, con un recupero della produzione che sarebbe ai massimi da gennaio 2011 e più forte di quello della domanda. Gli analisti di Reuters si attendevano invece un miglioramento a 49,6 punti rispetto ai 49,4 punti fatti registrare ad aprile.
I dati sono quindi contrastanti, ma l’evidenza è che se la produzione è espansiva, non lo è la domanda che invece si contrae in particolar modo sull’export, dove pesano le riprese sfasate dei vari Paesi e i lockdown tardivi di altri.
Le Borse asiatiche l’hanno presa bene e Shanghai ha guadagnato il +2,2%, mentre la Borsa di Shenzhen ha messo a segno un ottimo +3,2%.
Ottima la risposta anche della Borsa di Taiwan che ha guadagnato il +1,25%.
Bene anche la Borsa di Tokyo con l’indice Nikkei salito del +0,88%, mentre l’indice Topix è salito del +0,4%. Da segnalare anche la performance positiva della Borsa di Seoul con un +1,64%.
Va bene anche la Borsa di Hong Kong nonostante le forti proteste in corso tra le strade dell’Amministrazione speciale controllata dalla Cina: +3,45%.
In positivo la Borsa di Singapore del +2,38%, qui le autorità sperano di far ripartire le attività in questo mese di giugno dopo il doppio lockdown.
Positive anche le altre piazze asiatiche:
Il governo cinese per quest’anno ha scelto di non presentare un piano volto a raggiungere degli obiettivi di progresso, piuttosto ha compreso che tutte le energie vanno dedicate al recupero di posti di lavoro.
L’occupazione in Cina, secondo gli analisti consultati da Cnbc, resterà debole e causerà una frenata nei consumi per il ridotto potere di acquisto delle famiglie cinesi.
Da notare che secondo le ultime proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI), la Cina chiuderà l’anno con un Pil al +1%. Un dato che cozza fortemente con i dati negativi che provengono dall’Unione europea dove la BCE teme un crollo di circa il -7%. L’Italia secondo la Banca d’Italia dovrebbe perdere invece tra il -9% e il -13%. Per quanto riguarda gli USA, la Cnbc riporta che la caduta di Pil si attesterà sul -6%.
Tuttavia non è il caso di fare la corsa all’investimento in Cina, si tengano in considerazione dei problemi che in Cina erano ben presenti già prima della pandemia e che riguardano l’alto indebitamento delle imprese cinesi nei confronti delle banche.
Secondo l’analista Walter Lohman contattato da Cnbc, all’opposto, questo è il momento di investire in Cina: “Ne parliamo da 100 anni”, ha detto.
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Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.