La Fase 2 dell'economia e della finanza italiana. A che punto è il recupero post lockdown e quali sono le prospettive?
A che punto è il recupero dell’economia e della finanza italiana dopo il periodo prolungato di fermo della produzione e delle attività? Durante la settimana appena trascorsa sono giunti nuovi dati più precisi sulla situazione in corso.
L’Istat ci ha fatto sapere che il Pil dell’Italia ha perso nel primo trimestre dell’anno il 5,3% rispetto al trimestre precedente e il 5,4% rispetto al primo trimestre del 2019.
Banca d’Italia, attraverso il suo governatore Ignazio Visco, durante la relazione annuale, ha reso noto che secondo le loro stime l’Italia perderà tra il 9 e il 13% di Pil nel 2020.
Per quanto riguarda le famiglie italiane che hanno un mutuo da pagare, sempre Banca d’Italia ci fa sapere che sono in difficoltà il 38% di esse, di cui il 52% di chi è in difficoltà lavora nel settore del commercio, e della ristorazione il 64%. In generale sono i lavoratori autonomi ad avere le difficoltà maggiori. Problemi forti si rilevano anche tra chi ha un contratto a termine o ha visto dimezzarsi il reddito a causa della pandemia, qui la percentuale di chi è in difficoltà nel pagare le rate è del 50%.
Fin qui il quadro economico italiano attuale. Dal punto di vista finanziario la Borsa di Milano ha recuperato solo parzialmente quanto perso dal 20 febbraio (25.080) al 12 marzo (14.894,44). Con l’ultima chiusura il FTSE MIB è a quota 18.197,56, in flessione del -0,84% rispetto alla chiusura precedente.
Siamo quindi ben lontani dal picco storico raggiunto il 19 febbraio: 25.477,55.
Se questa, molto superficialmente è il quadro della situazione, quali prospettive ci sono per la ripresa?
Leggendo le parole del governatore di Banca d’Italia, il 2021 sarà un anno di primo e parziale recupero.
L’ormai ex presidente di Confindustria Vincenzo Boccia lo ha detto sin dall’inizio della catastrofica pandemia, necessario un intervento di spesa pubblica forte che si sostituisca temporaneamente ai mancati investimenti del settore privato in ginocchio.
La ripresa sarà quindi tanto sostenuta e veloce quanto saranno robusti ed efficaci i progetti di spesa pubblica messi in campo dal governo. Ciò significa che se l’Italia intende digitalizzate la PA, facendo transitare i suoi sistemi informatici su cloud, come ha suggerito Vittorio Colao della Task Force del governo, tale processo di transizione andrà portato a compimento fino in fondo, senza esitazione e ritardi. Lo stesso varrà per qualsiasi altra opera di investimento pubblico volta a rimettere in moto l’economia reale.
Durante il lockdown, fa sapere l’Unione dei consumatori, i prezzi degli e-book sono aumentati del +30,4%, la frutta fresca del +12,8%, computer e tablet del +12%.
Spolpare vivi i portafogli delle persone non risolverà la crisi economia, anzi, la peggiorerà. Purtroppo gli scenari che si sono materializzati in Italia dall’introduzione dell’euro non sembrano averci insegnato qualcosa.
Infatti, se l’aumento indiscriminato dei prezzi dopo l’introduzione dell’euro ha arricchito nell’immediato chi i prezzi dei beni li ha aumentati, sul lungo periodo ha impoverito anche loro. Molti i commercianti, infatti, che hanno chiuso i battenti.
Spolpare in questa situazione le famiglie italiane, già provate in buona parte dalle crisi degli ultimi decenni, sul lungo periodo potrebbe condurre a una perdita di capacità d’acquisto tale che tanti altri negozi ed e-commerce dovranno poi chiudere, compresi quelli che ora aumentano i prezzi in modo indiscriminato: il cane che si morde la coda.
Mai come ora serve lungimiranza e approntare strategie che creino resilienza nell’economia reale come nella finanza.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.