Prezzo di Ethereum -12% (e oltre) in 24 ore, è tutta colpa della DeFi? Forse sì e vediamo il perché in questo articolo.
Il prezzo di Ethereum (ETH) è crollato miseramente del -12% e va sempre peggio. Potremmo banalmente affermare che si è trattato di uno dei soliti flash crash a cui le criptovalute ci hanno abituato da anni, ma nello specifico cosa ha causato il deprezzamento dell’ether?
Potrebbe essere tutta colpa della DeFi, la finanza decentralizzata? Forse sì.
Come noto negli ultimi mesi la Decentralized Finance, nicchia nella nicchia delle criptovalute, ha vissuto e vive un vero boom, con un afflusso di risorse finanziarie davvero importante.
Riavvolgiamo il nastro e procediamo con ordine per capire meglio come stanno le cose.
Attualmente il prezzo di ETH è in calo del -15,38% nelle ultime 24 ore, si è quindi approfondito il deprezzamento.
Un ETH viene scambiato a 325,39 USD al momento della stesura dell’articolo. ETH aveva raggiunto il massimo di periodo di poco superiore a 477 USD di valore l’1 settembre, ma da allora ha perso terreno.
Cosa ha causato il crollo? Dicevamo della DeFi e del vertiginoso afflusso di capitali in esso. Chiaro che lì dove si scatena una sorta di caccia all’oro arrivano anche gli interessi di attori non “eticamente allineati”.
E dietro questo flash crash potrebbe nascondersi esattamente uno di questi cattivi attori.
Le cosiddette “yield farming” (resa agricola) si sono sviluppate nella DeFi promettendo rendite fino al 1.000% su base annua. Una rendita che qualsiasi investitore vorrebbe ottenere, ma è consapevole che si tratta nel 99,99% dei casi del miraggio nel deserto.
La promessa delle yield farming è questa: metti tanti ETH nel mio sistema DeFi e io in regalo ti offro tanti token aggiuntivi. Lascia lì l’investimento e lo vedrai crescere ulteriormente durante l’anno.
Ma cosa accade se qualcuno decide di disinvestire un grande quantitativo di quei token, e magari lo fa proprio mentre ETH ha raggiunto un picco di periodo?
Accade il crash.
SUSHI, il token di SushiSwap, è crollato del 53% quando si è diffusa la voce che il suo fondatore (anonimo, ma guarda un po’) Chef Nomi ha venduto tutto il quantitativo di token che possedeva convertendolo in ETH e quindi ha monetizzato il ricavo trasformando probabilmente in valuta fiat gli ETH.
Secondo Decrypt Chef Nomi ha convertito 2,5 milioni di SUSHI trasportandoli da un exchange decentralizzato (DEX) ad un exchange di criptovalute centralizzato. Ha così cambiato ben 18.000 ETH con un valore stimato in 6 milioni di USD.
Ma non è tutto, perché se li è cucinati per benino gli altri investitori il caro Chef, portando via ulteriori 20.000 ETH (circa 7 milioni di dollari di valore) dalla pool di SushiSwap.
In pratica agli altri investitori non è rimasto altro da fare che mangiarsi il pesce crudo, mentre Chef Nomi aveva già digerito il suo ben cotto nel forno e a fuoco lento.
SushiSwap, per chi non lo sapesse, è un fork di Uniswap exchange. Al di là delle critiche nei confronti di Uniswap, quanto c’è da capire qui per il futuro è quanto segue.
Mai fidarsi troppo di un fork di un progetto trainante, perché i fork richiedono minori competenze tecnologiche per essere realizzati. Di conseguenza è lì che si annidano molti dei cattivi attori.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.