Alla Banca Centrale Europea (BCE) interessano le Stablecoin non Bitcoin, lo dice Francois Villeroy de Galhau, responsabile della politica della BCE da Parigi.
Dalle parole di Francois Villeroy de Galhau, responsabile della politica della Banca Centrale Europea (BCE) e Governatore della Banca di Francia, si apprende che la BCE sarebbe interessata ad esplorare l’uso delle stablecoin.
Come noto la posizione del presidente della BCE Mario Draghi è critica nei confronti delle criptovalute, che egli considera non vere monete e lo ha ribadito la settimana scorsa.
Tuttavia Villeroy pensa che possa esserci un ruolo nel futuro per le stablecoin, come asset digitale che simula il dollaro e l’euro. Ovvero un asset digitale legato a fondi in euro realmente posseduti dalla Banca Centrale: anche se la BCE può battere moneta quando vuole e quanta ne vuole, quindi potrebbe per assurdo generare stable coin all’infinito, ma questo è un altro discorso.
Il Governatore della Banca di Francia il signor Villeroy, da Parigi ha detto che si osservano “con grande interesse le iniziative nel settore privato volte a sviluppare reti che usano stable coin da usare in transazioni che riguardano titoli o beni e servizi ‘tokenizzati’.”
E, sempre come riporta Bloomberg, Villeroy avrebbe sottolineato il fatto che le stable coin e questo specifico ambito applicativo, “sono molto differenti dagli asset speculativi come il bitcoin, e molto più promettenti”.
In definitiva Villeroy boccia Bitcoin ma promuove le stable coin.
Ricordiamo, però, che se oggi si parla di tokenizzazione di asset e se si parla di stable coin legate alle valute fiat, è perché il 3 gennaio 2009 un certo Satoshi Nakamoto ha generato il genesis block di Bitcoin. Possiamo a ragione considerare quella data il Big Bang della crypto economy e senza di esso, nessuna di queste parole si potrebbero oggi scrivere o leggere.
Conviene ricordarlo, così come è importante ricordare che il protocollo Bitcoin fino ad oggi ha dato prova di grande stabilità e sicurezza, pur nei suoi limiti.
Non si può dire lo stesso di Ethereum, di Ethereum Classsic, o degli hard fork derivati da Bitcoin, tra i quali ricordiamo Bitcoin Gold e il caso di oggi Bitcoin Cash che, durante l’hard fork, ha mostrato “qualche problemino” di stabilità.
Le banche puntano alle stable coin, l’intento è di “domare le criptovalute” perché facciano quello che dicono loro.
J.P. Morgan Chase & Co. ha sviluppato la sua stable coin (JPM Coin) per velocizzare i pagamenti tra i clienti corporate.
La banca francese Societe Generale SA, sta sperimentando una nuova forma di obbligazione come token digitale, che per ora ha emesso a se stessa come bond del valore di 100 milioni di euro. L’intento è quello di emettere obbligazioni tokenizzate come nuovo strumento finanziario, da offrire agli investitori.
Anche la Banca Centrale dell’Iran starebbe progettando la sua blockchain, di nome Borna, dove potrebbe implementare una propria stable coin.
In questo caso l’intento potrebbe essere chiaramente classificato come un metodo per aggirare le sanzioni degli Stati Uniti d’America e continuare così a finanziare il paese con capitali stranieri.
La piattaforma Borna ha un suo sito web in lingua araba: bornaplatform.com. Il sito però non ha nulla di governativo e appare più come uno dei tanti siti web nati per accogliere progetti legati al settore delle tecnologie digitali.
Ad ogni modo, mentre la BCE e il Governatore della Banca di Francia Villeroy studiano attentamente le stablecoin, il prezzo del bitcoin è a quota 8.044 USD.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.