Il prezzo del petrolio greggio WTI perde ancora quota e cede anche i supporti intermedi di 67,5 e 67 dollari al barile. Il gas naturale rimane invece sui massimi.
Il prezzo del petrolio greggio WTI continua a perdere terreno a causa delle incertezze sulla domanda globale, delle attese per un incremento dell’offerta e dell’effetto causato dai dazi imposti da Trump. La commodity ha perso quota seguendo la linea tracciata dalle nostre precedenti analisi sul tema.
Il gas naturale, invece, si mantiene spiccatamente rialzista ma non sta riuscendo a imporsi sopra la resistenza di 4,5 dollari. I tentativi di break-out rialzista non sono mancati, ma sono stati tutti affievoliti dalla pressione di vendita concentrata proprio sul target principale sopra citato.
Precisamente, oggi al momento della scrittura, il petrolio greggio WTI passa di mano a 66,74 dollari al barile e il gas naturale segna 4,366 dollari.
Il prezzo del petrolio greggio WTI continua a scivolare di supporto in supporto e si avvicina ai minimi relativi sui 65 dollari circa. Dopo l’ultimo calo sotto i 67 dollari al barile, il nuovo punto pivot si trova proprio sul livello attuale di 66,8 dollari in cui il WTI potrebbe iniziare a stabilizzarsi.
Se la pressione di vendita dovesse acuirsi ulteriormente, allora il petrolio greggio WTI rischierebbe un capitombolo anche fino ai 65 dollari al barile, tagliando agevolmente i supporti intermedi di 66,2, 65,7 e 65,3 dollari al barile.
Le già scarse prospettive di ripresa partirebbero solo da un ritorno sopra i 68 dollari, coincidente con l’attuale EMA a 50 giorni. Da qui, il prezzo del petrolio greggio WTI dovrà tentare di recuperare quantomeno la soglia dei 70 dollari tondi.
Il prezzo del gas naturale rimane fortemente rialzista e potrebbe ritestare i 4,5 dollari già in giornata. Se la spinta non dovesse rivelarsi sufficiente per un break-out rialzista, una chiusura settimanale domani sopra i 4 dollari tondi rappresenterebbe lo scenario più plausibile.
Tuttavia, la pressione di vendita potrebbe innescare nuovi e più ampi ritracciamenti in grado di riassorbire i rialzi delle ultime sessioni di scambio.
Precisamente, un calo sotto l’EMA a 50 giorni a quota 4,2 dollari potrebbe agevolare le prese di profitto fino al test del supporto principale a 4 dollari. Quest’ultimo valore continuerà a rappresentare lo spartiacque tra lo scenario rialzista attuale e quello moderatamente ribassista.
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Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.